
L’emergenza dei migranti "Per loro serve subito un iter per imparare un mestiere"
Nelle ultime giornate paiono essersi arrestati i nuovi arrivi. Il riconoscimento, poi, di stato di emergenza per l’Emilia-Romagna, dopo il maltempo, consentirà quindi alla macchina che governa a Modena il sistema di accoglienza dei migranti, soprattutto di chi gestisce i Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria), di riorganizzarsi e reperire nuove strutture. In prima linea, insieme a Porta Aperta e alla Cooperativa Sociale "L’Angolo", c’è anche il Ceis. Ceis che oggi ha in carico 94 migranti adulti, di cui 70 a Modena, 11 Castelfranco, 9 Nonantola e 4 Formigine. Tutti quanti sono ospitati presso comunità e alcuni in appartamento. I più numerosi sono quelli che provengono dal Pakistan, Bangladesh, Costa d’Avorio, Egitto, qualche unità minima da Nigeria, Gambia e Tunisia (2). Senza considerare l’impegno profuso da Ceis sul fronte minori non accompagnati.
Ormai certa l’apertura il 15 maggio a Finale Emilia di una ulteriore struttura capace di 30 posti. "Noi – ci dice padre Giuliano Stenico - abbiamo allargato in queste settimane il nostro impegno, grazie anche all’impegno del vescovo e della diocesi. In particolare, ci hanno assegnato una struttura nella parrocchia di Finale Emilia, presso l’ex seminario, da gestire. Sono 30 posti dedicati prevalentemente a donne con bambini, perché c’è una percentuale significativa di donne con bambini che arrivano ora. Saranno tutti nuovi arrivi decisi dalla Prefettura". Il dato che fa notizia è che dopo un periodo di tempo in cui gli inserimenti – fanno sapere dal Ceis - erano stati pochi, dall’inizio di gennaio a oggi ne sono stati inseriti 43, dato che rappresenta poco meno della metà delle persone migranti attualmente accolte dalla associazione. "Le istituzioni avrebbero chiesto altri posti, - continua padre Stenico - ma non è così facile farvi fronte perché significa reperire, oltre ai posti, anche gli operatori. La cosa che rende però complessa la situazione è che le varie istituzioni, in questo momento, lavorano un po’ tutte in emergenza. Ci vorrebbe un collegamento maggiore. E’ chiaro che la Prefettura si trova in una situazione di estrema difficoltà. Collocare tutte queste persone che arrivano non è semplice". Senza l’associazionismo ed il volontariato, soprattutto, non sarebbe possibile fronteggiare il flusso continuo di migranti, anche perché le risorse a disposizione come retta giornaliera per i gestori dei Cas è di 28,20 ed è comprensiva di una marea di cose, tipo pratiche relative ai documenti, attività di alfabetizzazione, attività sportive, assistenza sociale e psicologica e c’è tutta l’attività dei mediatori linguistici.
"E poi – riflette padre Stenico, inquadrando la vera strozzatura del sistema di accoglienza - quello che manca è una facilitazione negli inserimenti sia lavorativi che altro. Occorrerebbe una azione congiunta in questo senso non solo con la Prefettura ma, soprattutto, con le amministrazioni locali e le imprese. Sappiamo che c‘è una mancanza di manodopera molto forte. Tante industrie sono in difficoltà ma non fanno pervenire i loro bisogni. Occorrerebbe adottare una legislazione che favorisca l’inserimento, predisponendo fin da subito dei percorsi di apprendimento. Ai migranti noi offriamo da subito corsi di apprendimento della lingua, di educazione civica e, se ci riesce, anche percorsi di avviamento al lavoro, soprattutto per i minori. La mia valutazione è che quello che si fa oggi per i profughi è in riferimento alle sensazioni diffuse della gente e, quindi, in riferimento al consenso, non tanto ad un desiderio di loro effettivo inserimento. Se non si analizza il problema nelle sue cause, non si arriva da nessuna parte".
Alberto Greco