"Nostro padre è stato ucciso. Non ci arrendiamo, indagate"

Savignano, i familiari di Luciano Coppi si oppongono alla nuova richiesta di archiviazione del pm. "Sul cadavere segni di asfissia attribuibili a una morte violenta. E il perito segnala macchie di sangue"

L’agricoltore morto nel 2020 nella foto insieme ai familiari, a destra la sua casa a Savignano

L’agricoltore morto nel 2020 nella foto insieme ai familiari, a destra la sua casa a Savignano

Savignano (Modena), 13 aprile 2024 – “Non ci arrendiamo: vogliamo sapere cosa è successo a nostro padre. Siamo certi che sia stato ucciso. E’ noto come vi fosse una badante insieme a lui e come la donna sia sparita nel nulla". E’ arrivata qualche giorno fa la seconda richiesta di archiviazione sul caso di Luciano Coppi, l’agricoltore savignanese 77enne deceduto il 22 novembre 2020 in circostanze più che mai misteriose. L’uomo fu trovato morto nel suo letto. A seguito di una prima opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dalla famiglia della vittima, il giudice l’aveva respinta disponendo nuove indagini alla luce della consulenza di parte, che indicava una morte per soffocamento dell’anziano.

Ora il pm ha ritenuto di formulare una nuova istanza di archiviazione per le stesse motivazioni dell’epoca: ovvero il consulente tecnico non avrebbe rilevato elementi che possano ricondurre a qualcosa di diverso rispetto ad una morte naturale. L’avvocato Giorgio Pelliciardi, che rappresenta i familiari del 77enne, ha presentato prontamente opposizione, depositando una nuova consulenza nei giorni scorsi. La relazione, a firma del perito di parte dottoressa Gubellini, riporta le medesime conclusioni della prima: il medico legale ribadisce come vi siano estremi per valutare l’episodio come una morte violenta. Infatti nella relazione vengono posti in evidenza elementi che identificano una morte da soffocazione. Sul cadavere dell’anziano agricoltore, infatti, sarebbero stati rinvenuti segni generici tipici dell’asfissia, segni di compromissione respiratoria acuta e lesioni di tipo traumatico (ecchimosi ed escoriazioni).

Non solo: il perito di parte segnala anche macchie di sangue sul cuscino della vittima e altre macchie sugli indumenti tali da far desumere una causa traumatica e violenta di morte. Ora si attende la fissazione dell’udienza: il fascicolo aperto in procura era per l’ipotesi di reato di omicidio, ma contro ignoti. I figli dell’uomo da sempre sostengono che il padre sia stato ucciso: al di là della perizia medico legale, dall’abitazione dell’uomo erano scomparsi oggetti di valore ma, soprattutto, la badante assunta in prova era da subito sparita nel nulla.

A dare l’allarme era stata la cognata della vittima dal momento che l’uomo non rispondeva al telefono. Quel sabato mattina (21 novembre 2020) l’agricoltore aveva accompagnato la sua nuova badante moldava, che lavorava per lui da pochi giorni a Spilamberto. La donna sarebbe dovuta ritornare a casa sua solo il lunedi successivo. Invece, poche ore dopo, al sabato pomeriggio, la donna si era ripresentata insieme ad un uomo: entrambi sarebbero stati accompagnati a Savignano da una terza persona.

"La badante doveva tornare il lunedì ma non si è mai più presentata – afferma il figlio della vittima, Marco Coppi – abbiamo fatto opposizione poiché quella di mio padre non può essere una morte naturale. Eppure per la seconda volta vogliono archiviare. Questa donna l’hanno trovata? Perchè se doveva tornare il lunedì, non si è presentata? Il cellulare di questa donna è stato agganciato fino alle 17.30 della domenica mattina in casa da mio padre. E mio padre, secondo le perizie, a quell’ora era già morto. La donna ha fatto tante chiamate a partire da mezzanotte di sabato...a chi?".