GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Mancano oltre 100 infermieri. “Stipendi bassi e carichi pesanti, vanno all’estero o nel privato”

Casamassima (Cgil): “Affitti proibitivi in città e turni massacranti: ricadute sulla qualità dell’assistenza”. La Regione pensa a uno stanziamento ad hoc di 50 milioni

Non si arresta l'emorragia di infermieri

Non si arresta l'emorragia di infermieri

Modena, 10 marzo 2025 – Fermare l’emorragia di infermieri. Una piaga che – considerando il progressivo invecchiamento della popolazione – potrebbe diventare devastante per la qualità della sanità modenese ed emiliano romagnola. Il rapporto adesso è al limite: si arriva a due infermieri per 16 pazienti di giorno e uno su 16 di notte.

Il presidente della Regione Michele de Pascale ha in mente di riservare 50 milioni di euro per arginare la fuga. Una somma che andrebbe a integrare la parte premiale dello stipendio. “Attrarre più infermieri e medici è un tema molto importante”, ha sottolineato nei giorni scorsi. Il quadro è davvero preoccupante: dall’Italia scappano ogni anno 5mila infermieri, ne mancano 600 in Emilia Romagna secondo il calcolo dell’Ordine, a Modena ce ne vorrebbero dalle 100 alle 200 unità in più.

“Occorre aumentare le retribuzioni”, ha detto de Pascale. “Non è solo una questione di risorse, è anche una questione di qualità del lavoro, di percorso professionale, ma gli stipendi sono troppo bassi. Il Veneto ha fatto un provvedimento, il governo non lo ha impugnato e quindi anche noi, ovviamente in accordo con le organizzazioni sindacali, stiamo ragionando di poter fare qualcosa di simile”.

In ballo c’è anche il rinnovo del contratto nazionale del comparto. Giulia Casamassima responsabile della sanità della Fp Cgil di Modena fa presente come “abbiamo detto no ad accordi al ribasso, che non recuperavano neanche i costi dell’inflazione, proprio perché una delle ragioni per cui gli studenti non si iscrivono alle facoltà di scienze infermieristiche sono proprio gli stipendi bassi in rapporto alle enormi responsabilità e alla gravosità dei turni”. Nei concorsi ormai ci sono più posti disponibili che candidati. Modena in questo senso è particolarmente penalizzata dal costo della vita sempre più insostenibile, a partire dagli affitti esosi che rendono proibitiva la permanenza di chi guadagna tra i 1.400 e i 1.600 euro netti al mese.

“Si registrano diversi casi di dimissioni – prosegue Casamassima – e di spostamenti verso la sanità privata dove pagano dai 21,5 ai 24 euro l’ora oppure addirittura l’estero: in Svizzera, in Belgio, per esempio”. Mentre chi sceglie il privato lo fa anche per una qualità del lavoro migliore: “Meno carichi, riposo effettivo, nel senso che non salta perché sei richiamato, un’organizzazione più umana”. Nel pubblico infatti essendo pochi basta che qualcuno vada in malattia per essere costretti a coprire anche il turno del collega, con appesantimenti improponibili.

Ci sono un paio di studi in materia che rimarcano l’importanza del mantenimento del personale. Secondo un’indagine medica sugli ospedali inglesi citata sulla rivista Eco dal professore di economia Giuseppe Moscello il turnover di medici e infermieri è correlato a una più alta mortalità dei pazienti perché viene meno la continuità assistenziale. Inoltre emerge un legame tra la qualità del lavoro e l’impegno degli infermieri (job engagement) e quello dei medici: “Trattenere gli infermieri risulta fondamentale non solo per la salute dei pazienti, ma anche per le condizioni di lavoro dei dottori, che temono le richieste di svolgere parte dei compiti tipici degli infermieri, se troppi fra questi cambiano datore di lavoro”.