Mohamed resta in cella "Non ha un alibi, Alice uccisa sull’argine forse per un rifiuto"

Le motivazioni con cui il Riesame smonta tutte le ’scuse’ del tunisino. I giudici: "Non c’è nessuno che possa confermare le sue versioni. Ha bruciato automobile e corpo per cancellare ogni traccia".

Mohamed resta in cella  "Non ha un alibi,  Alice uccisa sull’argine  forse per un rifiuto"

Mohamed resta in cella "Non ha un alibi, Alice uccisa sull’argine forse per un rifiuto"

di Valentina Beltrame

E’ finito in carcere per i gravi indizi raccolti dalla Procura a suo carico e lì resta, almeno per il momento, poiché i giudici del tribunale del Riesame hanno smontato tutti i motivi del ricorso presentato dal suo avvocato che ne chiedeva la liberazione. "Alice Neri (la donna trovata carbonizzata in auto a Fossa di Concordia il 18 novembre scorso) ha incontrato in modo fortuito Mohamed Gaaloul, l’ha incautamente fatto salire in auto e lui è l’ultima persona che ha visto la donna viva". Ne sono certi i magistrati motivando il no a tutti i tentativi di scagionare il tunisino, accusato di omicidio volontario e distruzione di cadavere, addotti dall’avvocato Ghini.

CAUSA DELLA MORTE. La difesa ipotizza che Alice possa essere morta anche per un mix di alcol e droghe. I giudici ritengono l’idea non verosimile - seppur Alice avesse bevuto parecchi spritz quella sera insieme al collega Marco - poiché una morte non violenta non giustifichebbe l’incendio del corpo, azione ritenuta "spropositata" anche se fosse stato Gaaloul a fornirle la droga. Per i giudici, l’omicidio è avvenuto tra le 4.04 e le 5.09 del 18 novembre quando i due si sarebbero appartati sull’argine del Sabbioncello. "Qui può essere successo di tutto".

NESSUN ALTRO INCONTRO. L’avvocato Ghini ipotizza che Alice abbia incontrato qualcun altro dopo Mohamed, al quale aveva accettato di dare un passaggio per poi farlo scendere dopo un breve tragitto. Per i giudici, invece, nessuna delle telecamere puntigliosamente esaminate avrebbero ripreso a quell’ora Gaaolul da solo. Non è neppure chiaro dove sarebbe sceso, non avrebbe indicato un posto preciso malgrado conosca bene quelle campagne. Intercettato, ha detto di aver dormito da un cugino, senza mai specificare chi malgrado questo parente avrebbe potuto fornirgli un alibi. Il Riesame mette anche in discussione la circostanza del passaggio chiesto alla donna:sarebbe stata una scusa per salire in auto con altre mire. Alice digita effettivamente Vallalta (indirizzo di casa del 29enne) su Google Maps e si dirige verso la frazione di Concordia, ma dopo uno strano vagare l’auto torna indietro e si ferma sull’argine del canale. Perché Mohamed avrebbe dovuto chiederle il passaggio quando era arrivato al bar in cui ha incontrato la donna in bicicletta? Eppure la sua casa dista solo 2 chilometri dallo Smart Cafè e sarebbe potuto rientrare con la bici (abbandonata al locale). Alice, inoltre, non aveva altri appuntamenti né l’intenzione di rimanere fuori tutta la notte. Dopo essere stata fin dopo le 3 col collega, aveva digitato sulle mappe l’indirizzo per tornare a Ravarino, programma poi cambiato solo per l’arrivo di Gaaloul che è stato visto salire in auto dopo averla baciata dal finestrino. Anche all’amica, a cui aveva confidato che sarebbe andata al bar col collega, non aveva parlato della volontà di trascorrere fuori la notte.

MOVENTE. Se per il difensore ciò è motivo per cui dubitare del coinvogimento del 29enne, per i giudici nell’ora ipotizzata per il delitto (che può essere avvenuto per percosse, strangolamento o con un coltello) può essere successo di tutto, come una lite o una colluttazione sfociata nell’assassinio. Si paventa il movente sessuale, considerando il bacio che i due si erano scambiati nel parcheggio del locale: Alice, alterata dagli spritz, potrebbe aver cambiato atteggiamento nei confronti di Mohamed, magari respingendone le avances e provocando la sua collera.

TESTIMONI ATTENDIBILI. Per la difesa i testimoni che avrebbero visto Gaaloul sporco di olio - usato presumibilmente per dare fuoco all’auto di Alice cancellando ogni prova - non sono certi della data. Ma gli accertamenti dei carabinieri dicono altro. I due testimoni, presso cui il tunisino si era rifugiato per lavarsi e dormire prima delle 8 di mattina, legano la circostanza ad altre faccende sbrigate quello stesso giorno e che sono datate, appunto, 18 novembre. Gaaloul arrivò a casa del suo migliore amico esausto, senza giubbotto, dicendo che si era sporcato lavorando, cambiando l’olio a una macchina per "guadagnarsi il pane". Ma mai ha indicato la persona per la quale avrebbe lavorato. Infine i tempi. E’ possibile che dopo l’omicidio consumato sull’argine l’indagato abbia trasportato il corpo - mettendolo nel bagagliaio e guidando l’auto della 32enne - fino all’oasi di Fossa dove ha bruciato la vettura con la tanica di olio lasciata dal ’custode’ dell’area e di cui lui poteva conoscere la presenza, essendo un frequentatore della zona (lì ci aveva portato un’altra donna). Per tornare a casa dell’amico, i giudici ipotizzano che a piedi, tagliando per i campi, Gaaloul possa aver impiegato circa un’ora, arrivando come testimoniato prima delle 8.

È FUGGITO. Per la difesa il 29enne è andato all’estero per lavorare e perché a casa erano state staccate le utenze per morosità. Ma i giudici sono certi che sia scappato: non ha fornito prove su incarichi di lavoro, è sfuggito a due catture in Germania e Svizzera (qui insospettito da una foto scattata da un infiltrato della polizia) abbandonando anche il proprio cane e cambiando telefono. Le telefonate intercettate con la moglie, inoltre, non lascerebbero dubbi. Un amico gli mandava denaro e mai si è rivolto alla polizia pur sapendo di essere ricercato.