
Elena Russo
Modena, 19 febbraio 2025 – Parola in tribunale ai giovani che incrociarono, anche se per poco, Elena Russo, condividendone la vita da studenti universitari e lavoratori tipica dei riders, per pochi soldi e di corsa. Elena aveva 20 anni, studiava Giurisprudenza a Modena e consegnava pizze a domicilio a Reggio. Morì in un incidente stradale a San Bartolomeo, nella sera del 30 gennaio 2022, durante l’orario di lavoro, al volante dell’auto che le diede la pizzeria reggiana. La Procura contesta violazioni ai due titolari del locale, un 50enne e un 34enne: nel processo davanti al giudice Luigi Tirone, devono rispondere di omicidio colposo con violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro e del codice stradale. Avrebbero dato a Elena un mezzo con pneumatici non a norma: lei, facendo una curva in via Tirabassi, quella sera "perse aderenza e quindi il controllo del mezzo", la Fiat Punto si ribaltò e lei fu sbalzata fuori. Un’esperienza, aver sbandato con la stessa auto, che ha raccontato di aver vissuto anche un giovane testimone citato ieri dai pm Stefano Finocchiaro e Denise Panoutsopoulos.
Federico Carbonara, studente universitario, lavorò per la stessa pizzeria nell’ultimo trimestre del 2021 e guidò la medesima auto. "Consegnavo pizze dalle 18.30 alle 22, quando i titolari mi chiamavano. Avevo preso la patente poco prima, nel settembre 2021. Non ero della zona, il responsabile 50enne mi diede indicazioni con una cartina sulle vie". Dice che lui e i colleghi usavano la Punto oppure un furgoncino, entrambi dotati di forni, rimarcando che quello installato sulla Fiat "occupava quasi tutto il bagagliaio. Non vedevo dallo specchietto retrovisore e usavo quelli laterali". Racconta che lui non seguì corsi di formazione e per la sicurezza. La paga era "30 euro alla volta, in un contratto a chiamata". Precisa che talvolta anche gli imputati usavano quei mezzi per fare consegne. E racconta che lui stesso, una volta, sbandò con la Punto, non lontano da dove morì la 20enne: "Andai fuori strada con le ruote dietro, poi la riportai sulla carreggiata. Non lo dissi ai titolari perché ero inesperto". Parla di velocità da lui tenute più alte superiori al limite: "Non me lo chiesero i titolari, ma erano necessarie per rispettare i tempi". Decise di smettere e conobbe Elena che con lui fece una prova di guida nel servizio a domicilio: "Lavoravo lì da tre settimane: ero il più esperto, il titolare 50enne mi chiese di farle vedere come si faceva". I genitori di Russo, costituiti parte civile, sono assistiti dagli avvocati Giulio Cesare Bonazzi e Simona Magnani. Gli imputati sono tutelati dall’avvocato Nino Giordano Ruffini. Prima sono stati sentiti due agenti della polizia locale che hanno curato i rilievi dell’incidente. Uno ha confermato che le gomme posteriori avevano crepe tipiche di quelle datate (una era del 2013, l’altra del 2005) e che quella a destra aveva la parte esterna del tutto liscia. Ha anche riferito che Elena "non indossava la cintura di sicurezza". Quando l’avvocato Bonazzi, che ha chiesto se il forno fosse fissato o solo appoggiato, e se impedisse la visibilità a causa di un cartone poggiato sul lunotto posteriore, ha riferito che lui e i colleghi non fecero accertamenti sull’elettrodomestico. È stato ascoltato un altro vigile che ha riconosciuto in foto le screpolature nelle gomme.
Gli pneumatici erano di "tre marche diverse e di anni diversi". Sulla velocità, dice che dove avvenne l’incidente c’era il limite dei 40-50 km/h: ha stimato che la vittima – in base a un cartello sbalzato a 11 metri – non lo rispettò.