
Nel riquadro il presunto maniaco seriale
Modena, 13 ottobre 2018 - «Il mio incubo è durato venti minuti e quando alla fine mi ha versato del liquido addosso e ho sentito il rumore di un fiammifero, sono scappata anche se ero bendata e imbavagliata». E’ straziante il racconto che la 28enne di Zocca ha rilasciato ai carabinieri poco dopo la violenza sessuale subita nel garage di casa e per la quale è stato arrestato Raffaele Esposito, il cuoco 34enne di Savignano che poco dopo avrebbe - secondo gli inquirenti - ucciso e dato fuoco a una prostituta e tentato di rapire una 18enne.
L’uomo ha confessato lo stupro dicendo di essersi «fatto di cocaina» e di avere agito d’impeto e raccontando, durante l’interrogatorio, di aver provato un senso di colpa che l’ha convinto a ripassare davanti a casa della vittima, una ragazza che conosceva bene perché amica di famiglia. In realtà per i pm voleva solo assicurarsi di non aver lasciato tracce e ‘godersi il momento’ visto la sua «inclinazione al sadismo».
«Stavo per salire in macchina – ha spiegato la ragazza – quando è comparso un uomo incappucciato che mi ha afferrata da dietro coprendomi occhi e bocca. Poi mi ha costretto a bendarmi con un pezzo di stoffa (poi risultato essere un capo d’abbigliamento da bambino, ndr) mentre lui mi imbavagliava».
Erano le 7.30 del mattino. Il racconto diventa irriferibile, la ragazza è costretta a subire abusi: «Mi ripeteva, ti sparo, ti ammazzo e mi premeva addosso un oggetto appuntito». La giovane era pietrificata dal terrore, poi finalmente, l’uomo si è allontanato ma pochi secondi dopo la ragazza ha sentito pioverle addosso del liquido. E poi il rumore di un fiammifero che si accende. «Sono fuggita via, pensavo volesse darmi fuoco – ha riferito – Ero ancora bendata ma sono uscita dal garage e sono corsa giù per la discesa della mia abitazione. Lui mi ha rincorso, sono caduta ma poi ho continuato a correre. Ho cercato aiuto dai vicini ma non c’erano, quindi ho scavalcato un muretto e ho chiesto aiuto a una donna che mi ha subito aiutata».
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La ragazza aveva trovato un ‘rifugio’ sicuro quando, aspettando l’arrivo delle forze dell’ordine, ha notato una Lancia Y bianca passare davanti alla sua abitazione. Era lo stupratore ma lei non poteva saperlo. Solo alcuni giorni dopo, quando Esposito è stato sospettato per l’omicidio di una prostituta il cui corpo carbonizzato è stato trovato i primi di settembre a San Donnino, i carabinieri le hanno chiesto se conoscesse quell’uomo.
«La sua figliastra ha una Y bianca, l’ho vista su Facebook», ha ricordato la donna che poi ha messo insieme i pezzi. Esposito è un amico di famiglia, che non si è mai risparmiato in complimenti non del tutto galanti nei suoi confronti e che conosceva la sua casa. Anche la corporatura era compatibile con quella dello stupratore. Poi il Gps della macchina ha fatto il resto: il 24 agosto il cuoco era a Zocca.