Jacopo Gozzi
Cronaca

Parco XXII Aprile: "Zona abbandonata tra spaccio e degrado"

Il Parco XXII aprile a Modena è diventato un luogo di spaccio, violenza e degrado, denunciato dai residenti. Il Comitato per una Modena pulita e sicura chiede interventi urgenti

Liliana Ferrari

Liliana Ferrari

Modena, 30 aprile 2024 – Non è una novità, ma a cavallo tra la Sacca e la Crocetta il luogo che ha raccolto più segnalazioni da parte dei residenti è il Parco XXII aprile. Stando alle testimonianze dei cittadini, infatti, spaccio, violenza, degrado e tossicodipendenza fanno parte della normalità per chi vive in un’area che, ormai, è diventata una zona franca lasciata in mano a malviventi e criminali. Per monitorare l’area e contrastare questi fenomeni, l’anno scorso è sorto spontaneamente tra i residenti il ‘Comitato per una Modena pulita e sicura’.

"Ormai – denuncia Liliana Ferrari, referente del Comitato e residente nei pressi del parco – siamo costretti a vivere in un quartiere ghettizzato e abbandonato a se stesso. Se andiamo a vedere i dati risalenti all’ultimo censimento, molte abitazioni presentano un’incidenza di stranieri che supera il 35%, ma non sempre questi dati corrispondono al vero, a causa dell’elevato tasso di abusivismo abitativo. Un esempio? Poco tempo fa è avvenuto uno sfratto in un’abitazione che avevamo segnalato, dove avrebbero dovuto vivere quattro persone: durante l’ispezione, sono stati trovati dodici letti".

"Il Comune – prosegue Ferrari – ci sta trattando come un ghetto. Le nostre segnalazioni cadono costantemente nel vuoto, i residenti vivono sotto lo scacco di persone arroganti e le forze dell’ordine sono assenti. In prima persona, posso testimoniare che il cortile privato del condominio dove abito viene regolarmente attraversato dai balordi che frequentano il parco, e sentendosi impuniti, fanno il bello e il cattivo tempo ovunque. Abitare nei pressi di un’area verde dovrebbe essere un valore aggiunto, invece è penalizzante. Se multare questi soggetti che si ubriacano e bivaccano è inutile, si rende almeno necessario trovare contromisure efficaci per restituire il parco ai cittadini". Tra i residenti, c’è anche chi, in prima persona, ha subito molestie, minacce, furti e aggressioni. "Abito nei pressi del Parco XXII aprile – accusa Lucia Rendina – e sono disgustata. Lo spaccio è costante, e di conseguenza, i tossicodipendenti sono sempre presenti. Come si può pensare di crescere i bambini in un luogo del genere? Ormai, anche andare a fare un giro in centro e tornare a casa a piedi è diventato pericoloso. L’anno scorso sono stata minacciata da un africano che, ogni volta che mi vedeva, si abbassava i pantaloni e si masturbava: mi ha promesso che mi avrebbe violentata".

"Nel parco ci sono troppi spacciatori che presidiano la zona ventiquattro ore su ventiquattro – l’allarme di Nazzaro Malgieri – se ne contano una ventina durante il giorno e almeno dieci di notte. Personalmente, ho fatto una quarantina di denunce, e soltanto in un anno, ho subito otto aggressioni e venti furti. Purtroppo, anche quando intervengono, le forze dell’ordine arrestano criminali che, poche ore dopo, sono già a piede libero". Secondo Angela Santoro, i problemi della zona sono a monte. "Vivo in questo quartiere da quasi vent’anni – racconta Santoro – e mi trovo bene. Ciò che mi dispiace è assistere alla speculazione che la politica esercita in quest’area di Modena. C’è anche chi, in passato, ha accusato i residenti di essere razzisti: a tal proposito, vorrei soltanto ricordare che chi vive qui vede tutti i giorni i propri figli crescere e relazionarsi con bambini stranieri. A mio parere, invece, siamo il quartiere più inclusivo della città".

"Non si dovrebbe aspettare che accada qualcosa di eclatante – conclude Santoro – per affrontare i problemi. Se si vuole rendere Modena una città inclusiva, non si possono creare ghetti, mentre qui è accaduto. Se davvero gli amministratori volessero inclusione e socialità, non continuerebbero a progettare alloggi di edilizia residenziale popolare proprio alla Sacca: sembra quasi che l’intento sia quello di confinare tutte le fasce più fragili della popolazione in questa zona".