Il pittore ferito da un fanatico: "Il mio Cristo non è blasfemo"

"Non sono credente, ma nell’opera non c’è alcun riferimento sessuale. Lascio la tela sfregiata"

Carpi (Modena), 3  aprile 2024 - “Provo una sensazione d’immobilità". Andrea Saltini, l’artista di Carpi (Modena), aggredito giovedì scorso all’interno del locale Museo diocesano dove è esposta la sua personale ‘Gratia Plena’, rompe il silenzio e parla per la prima volta, consapevole di quanto accaduto. Un uomo ancora ricercato, travisato con mascherina e parrucca, è entrato nella chiesa di Sant’Ignazio (sede del Museo) e, armato di bomboletta spray e coltello, ha prima deturpato e lacerato in più punti la sua tela oggetto di polemiche, ‘Inri- San Longino’, e poi si è scagliato contro l’artista che cercava di fermarlo, colpendolo al volto e cagionandogli un taglio poi suturato in ospedale. Saltini parla con cuore ferito, come lo è la sua opera ora.

L’opera contestata e poi sfregiata da un uomo ancora non identificato. Il titolo è ’Inri, San Longino’. L’autore, Andrea Saltini, è rimasto ferito nel tentativo di fermare l’aggressore. Sabato riaprirà la mostra nel museo diocesano all’interno della chiesa di Sant’Ignazio di Carpi
L’opera contestata e poi sfregiata da un uomo ancora non identificato. Il titolo è ’Inri, San Longino’. L’autore, Andrea Saltini, è rimasto ferito nel tentativo di fermare l’aggressore. Sabato riaprirà la mostra nel museo diocesano all’interno della chiesa di Sant’Ignazio di Carpi

Nella tavola ‘Inri – San Longino’ c’è chi vi ha visto un riferimento sessuale. Era quello che voleva rappresentare?

"Assolutamente no. Volevo semplicemente coprire la nudità di un uomo, come in passato era stato fatto con i corpi della Cappella Sistina. Non c’è alcun intento malizioso: il concept artistico vorrebbe la tela posta in verticale, e infatti nel catalogo l’ho fatta fotografare come stesa a terra. Non c’è nulla di scabroso in San Longino che tocca il costato di Cristo sceso dalla Croce, probabilmente lo sta aiutando".

Come sta dopo l’aggressione? Che sensazioni prova se pensa a quella mattina?

"Mi sento acciaccato ma sono ancora in piedi... Provo dolore e faccio del mio meglio per ripristinare una condizione di normalità. Quando mi sono reso conto della gravità della situazione, era troppo tardi. Ero a terra, sanguinavo. Provo una sensazione d’immobilità".

Per alcuni giorni è rimasto in silenzio: a mente fredda com’è stato possibile arrivare a tutto questo?

"Non so… si tratta di ‘mancanza’. Mancanza di riflessione, sociale, spirituale, artistica. Una mancanza di valori e di senso. Per la vita, anche".

Aveva già lavorato per altre Diocesi. Come mai questa volta c’è stata contestazione?

"Erano tempi diversi, o forse diversa la percezione. Una parte di credenti che fino a ieri si definivano tradizionalisti, negli ultimi anni si è via via trincerata in un ecosistema tutto suo, ha sviluppato principi e concezioni fai da te, basate su una conoscenza bignami delle Scritture, e non sulla parola di Gesù. Usano definizioni come la ‘vera chiesa’ il ‘finto papa’. Di quale chiesa si tratta? Non capisco di cosa parlano. L’ho detto da subito: io sono un pittore, non sono un credente. La religione esige un impegno profondo e avanza precise richieste al credente; la religione è la spiritualità corredata dal rigore. Io sono un pittore con il mio personale percorso spirituale".

Se dovesse incontrate l’aggressore cosa gli direbbe?

"Non ne ho idea. Forse gli parlerei del mio stato d’animo, e del fatto che il suo gesto mi ha fatto sentire straniero. E poi gli direi che l’ho denunciato, ci sono indagini in corso e spero lo prendano".

Il quadro è ancora al Museo diocesano: crede che resterà esposto? Se sì, resterà sfregiato?

"La most ra riaprirà sabato e l’opera rimarrà al suo posto così com’è. Gli sfregi non potrebbero venire restaurati in nessun modo, in senso tangibile, materiale, intellettuale e concettuale".

Alla luce di tutto quello che si è scatenato, rifarebbe questa mostra?

"Sì, la rifarei. Quando è il momento di allestire una mostra, di esporre le proprie opere, un artista vive qualcosa che ha a che fare con un’affermazione positiva, ha il pieno controllo e procede verso uno scopo, una speranza o un desiderio. La mostra è la metafora per eccellenza della vita".