REDAZIONE MODENA

Protocollo ’affido’. Sono più di quaranta la famiglie interessate ad accogliere i minori

Rinnovato l’accordo con le associazioni per realizzare strategie di rete. L’assessora Alessandra Camporota: "Lavoremo alla formazione . e approfondiremo il ruolo delle figugure nominate per la tutela" .

L’assessore Alessandra Camporota

L’assessore Alessandra Camporota

Sono quaranta le famiglie modenesi che, dopo aver partecipato agli incontri di promozione dell’affido organizzati nell’ambito delle attività previste dal Protocollo d’intesa per la realizzazione di strategie di rete per l’accoglienza familiare, si sono dichiarate interessate ad accogliere minori in affido.

Il dato è stato comunicato dall’assessora Alessandra Camporota ricordando che, nell’ambito del protocollo, "il servizio sociale e il centro per le famiglie hanno lavorato con le associazioni delle famiglie accoglienti e con le realtà operanti nel campo dell’affido familiare per promuovere l’affido e l’accoglienza familiare attraverso eventi, incontri aperti alla cittadinanza e diffusione di materiale informativo; per attivare corsi di preparazione all’affido e all’accoglienza familiare che hanno tenuto conto dei suggerimenti espressi dalle associazioni; per far partecipare al tavolo affido comunale un rappresentante delle associazioni: un risultato che ha richiesto la costruzione di un rapporto di fiducia professionale vicendevole superando diffidenze, ambivalenze e pregiudizi". Nel corso dei tre anni sono state organizzate 26 iniziative tra incontri ed eventi di promozione e corsi affido; gli operatori coinvolti sono stati dieci e quaranta, appunto, le famiglie interessate all’affido.

L’assessora ha spiegato che nella riunione avvenuta a novembre "è stata espressa soddisfazione per il percorso avviato, sono stati posti all’attenzione alcuni temi sui quali c’è piena condivisione; tutti i sottoscrittori hanno espresso la volontà di continuare l’esperienza avviata, tanto che nelle settimane successive si è arrivati all’effettivo rinnovo del Protocollo". Prossimamente, dunque, si lavorerà alla formazione sui temi introdotti dalla riforma Cartabia del diritto di famiglia per approfondire, in particolare, il ruolo delle figure professionali nominate per la tutela del minore, oltre che il ruolo e i rapporti tra famiglia d’origine e affidataria.

I firmatari del Protocollo, inoltre, hanno condiviso l’importanza di intercettare le famiglie affidatarie non rappresentate dalle associazioni che fanno parte del Tavolo per proporre loro un sostegno. A questo scopo, ci si è dati l’obiettivo di allestire, in stretta connessione con le scuole, uno spazio di ascolto dedicato ai genitori affidatari.

Sarà importante anche lavorare con il mondo della sanità per agevolare il più possibile i percorsi delle famiglie affidatarie nella prevenzione e nell’assistenza sanitaria del minore; aprire un dialogo con gli istituti scolastici per sensibilizzare sulle modalità di accoglienza nella scuola dei minori in affido; continuare, nell’ottica della coprogettazione, nella collaborazione tra associazioni e Comune nella fase delicata di avvio di un affido, così come per aprire una riflessione consapevole sulle ricadute, positive e negative, sui figli già presenti nella famiglia che accoglie un minore affidato.

L’amministrazione intende, inoltre, ha sottolineato Camporota, "incentivare le ‘accoglienze leggere’ attraverso il lavoro della Consulta delle politiche familiari e inviare alle famiglie affidatarie un questionario per migliorare le azioni e gli interventi del Servizio".

Infine, l’assessora ha fornito i numeri degli affidi in corso che sono 84, di cui 80 giudiziali (cioè, con provvedimento del Tribunale dei minori) e 4 consensuali. Sul totale degli affidi, 29 minori sono collocati presso parenti e uno è maggiorenne e si trova, quindi, in situazione di "proseguimento amministrativo" dell’affido presso la famiglia. La durata media degli affidi giudiziali è di due anni che possono prolungarsi fino alla maggiore età oppure vedere il ritorno del minore alla famiglia di origine a seconda delle situazioni. Nel caso di gravi carenze genitoriali, in genere l’affido si prolunga mantenendo, in forma più o meno protetta, i contatti con la famiglia di origine.