Queen Mary, la modenese che regnò sull’Inghilterra ‘cancellata’ dalla storia

Maria Beatrice d’Este sedette sul trono d’Inghilterra. Ma il Comune non vuole dedicarle neanche una strada

Maria Beatrice d’Este

Maria Beatrice d’Este

Modena, 3 gennaio 2023 – Sarà che Modena la guardo dal di fuori, abitando lontano da molti anni, ma certe cose che accadono nella mia città mi sembrano incomprensibili, persino un po’ marziane. Con ritardo, ma non senza stupore, sono venuto a sapere che l’Amministrazione comunale – in genere così attenta alle ’grandezze e meraviglie’ del territorio – ha respinto la proposta di dedicare una strada, una piazza, o qualsiasi altro spazio pubblico a Maria Beatrice d’Este (1658-1718): l’unica sovrana italiana ad aver regnato sul trono d’ Inghilterra, Scozia e Irlanda.

È curioso come sia difficile introdurre le tanto sbandierate ’quote rosa’ nella rilettura della Storia, proprio quella con la esse maiuscola. E dire che il ruolo delle donne nelle vicende dei ducati estensi fu tutt’altro che marginale. Se il periodo ferrarese si fa lustro di figure quali Cunegonda di Sassonia, Isabella e Marfisa d’Este, Eleonora d’Aragona, la calunniatissima Lucrezia Borgia, Parisina Malatesta bella di fama e di sventura, il periodo modenese inalbera nomi non meno sfavillanti: da Isabella di Savoia a Laura Martinozzi, da Maria Teresa Cybo-Malaspina moglie di Ercole III alla sua rivale Chiara Marini, la cantante lirica che sposò il duca con nozze morganatiche.

Fino a quella che gli inglesi chiamano tuttora Queen Mary of Modena: la bella e intemerata Maria Beatrice d’Este (1658-1718), figlia di Alfonso IV e di Laura Martinozzi, che sposò il sovrano cattolico Giacomo II Stuart diventando, seppure per tre soli anni (dal 1685 all’88), regina d’Inghilterra. Un privilegio che l’apparenta a Caterina de’ Medici sovrana di Francia, di cui da sempre si vantano le glorie e perfino l’influsso sulla cucina d’Oltralpe, senza che qualcuno si sogni di alludere a nostalgie granducali. Sappiamo tutti che Maria Beatrice fu donna colta, intelligente e pia, tanto che dal 2007 è stata chiesta la sua beatificazione. Ma lasciamo perdere le facili agiografie: il punto non è questo.

Solo un radicato pregiudizio di genere potrebbe giustificare l’ostracismo verso una donna morta più di tre secoli fa, una figura ormai consegnata alla Storia, tanto da far apparire risibile il sospetto di ’nostalgie duchiste’ (sic!) avanzato da due consiglieri del Pd nei confronti degli estensori della proposta. Se davvero valesse questo principio retroattivo, dovremmo sospettare la Commissione toponomastica di nostalgie savoiarde perché a Modena esistono corso Vittorio Emanuele II e il cavalcavia Cialdini, o di rigurgiti feudali per la persistenza di strade tuttora dedicate a famiglie aristocratiche come i Forni, i Marescotti o i Balugola. Ma allora bisognerebbe avere il coraggio, o la faccia tosta, d’andare fino in fondo e cancellarle dallo stradario, seguendo la voga dell’iconoclastia imperante. Quella che fa abbattere le statue di Churchill e di Cristoforo Colombo, e danneggiare perfino quella di Montanelli a Milano, che essendo bruttissima già di suo non ne aveva alcun bisogno. Il morbo della ’cancel culture’ sta facendo troppi danni, con l’assurda presunzione di giudicare il passato con gli occhi improsciuttiti dalle fisime del presente. Basta con le lenti affumicate dalle ideologie: bisogna recuperare una visione prospettica. Perché non cominciamo dando a Queen Mary of Modena quella ’visibilità’, oggi tanto ricercata, che sicuramente si merita?