di Giorgia De Cupertinis
Qualcuno si avvicina alle vetrine, curioso di individuare tra i capi d’abbigliamento esposti l’occasione migliore. Qualcun altro, invece, si è lasciato attirare dalla scritta ’saldi’ e prima di tornare a casa, è entrato in negozio e si è concesso un piccolo regalo. Ma quelle "lunghe file di persone che soltanto qualche anno fa erano pronte a sgomitare per accaparrarsi l’ultima maglietta, non è rimasta nemmeno l’ombra – afferma Francesco Brancolini, dell’omonimo negozio in corso Canalchiaro –. I tempi, per diversi fattori, sono cambiati. Se facciamo un paragone con il passato, salta subito all’occhio come tutto si sia ridimensionato: bisogna quindi adattarsi a questo cambiamento, cercando allo stesso tempo di mantenere i costi, che sono elevatissimi".
Lente di ingrandimento alla mano, "il calo rispetto agli anni ’d’oro’ è almeno del 30%, quindi parliamo di numeri importanti – continua Brancolini – ma a ogni modo, guardando nel complesso i mesi estivi, ci riteniamo soddisfatti di come sono andate le cose. La scritta ’saldi’ in vetrina continua ad attirare, certo, ma non come una volta: adesso ci sono tante, troppe promozioni su internet che ostacolano i negozi di vicinato".
Rimangono tante, infatti, le spine del commercio. E non tutte sono semplici da sfilare. In un’estate dove le temperature hanno sfiorato temperature da record, anche lo ’shopping’ ha dovuto ridimensionarsi, pagando lo scotto della stagione più torrida dell’anno: "Come sono andati questi mesi di saldi? Così così. E uno dei fattori determinanti è stato rappresentato proprio dal meteo. Il caldo, in modo particolare a luglio, ha inciso tantissimo: con temperature così elevate molte persone hanno preferito rimanere a casa, senza esporsi nelle ore più roventi. Ma in questo modo comunque i negozi, fino almeno al tardo pomeriggio, rimanevano vuoti o quasi. Nelle ore di pranzo era un deserto – sferza Gabriella Rendesi, di Amelie –. Superata però questa criticità, anche quest’anno ho notato che i saldi piacciono e continuano ad attirare l’attenzione dei clienti. Il risultato finale? Contenta a metà". La percentuale del 50%, infatti, non è soltanto il numero che in molti espongono in vetrina nel periodo dei saldi, ma anche il livello di soddisfazione raggiunto una volta terminato il periodo dedicato ai ’ribassi’.
"Li definirei saldi a singhiozzo – commenta Fausta Zagni de La bottega di Silvestri e Taddei – perché molte famiglie e coppie sono partiti per le vacanze, svuotando le strade della città. E, come mi sembra di vedere anche in questi ultimi giorni, nonostante sia già iniziato settembre, in tanti devono ancora rientrare. Questo ovviamente comporta meno gente anche nei negozi – prosegue –. Dall’altra parte posso sottolineare come il settore dell’abbigliamento possa ora godere di una nuova ripresa. Soprattutto perché dopo due anni, una volta lasciata la pandemia alle spalle, sono ripartiti anche eventi e cerimonie. Il periodo dedicato ai saldi è sempre stato un momento dell’anno importante: le promozioni aiutano. E quando mancano i residenti, lavoriamo bene con i turisti".
Lungo le vie del centro, infatti, luci e ombre sembrano incrociarsi. E per qualcuno, il bicchiere – o per meglio dire, il sacchetto degli acquisti –, terminate le promozioni, rimane mezzo vuoto. "I saldi? Siamo partiti molto tardi. E purtroppo a molti manca la voglia di entrare in negozio e acquistare i diversi articoli. Dai rincari alla crisi, la gente ha paura a fare spese importanti: le famiglie preferiscono risparmiare e spendere i propri soldi per altre cose, non di certo per l’abbigliamento – conferma Tommaso Sulis –. Lo scenario infatti lo conferma: è diminuita la capacità d’acquisto e le famiglie o i giovani ci pensano due volte prima di comprare un capo d’abbigliamento in negozio. Qualcun altro invece, nonostante i saldi, è appena tornato dalle vacanze e decide ora di stare più attento al portafoglio. Anche i vestiti, inoltre, sono aumentati, così come è aumentato tutto il resto".
Non solo. "I saldi non attirano più come una volta – conclude Sulis – e anche il caldo dei mesi estivi, quest’anno davvero torrido, non ha di certo aiutato il commercio".
Dietro al bancone, circondato da abiti, profumi e oggetti, anche Cristian Ciclamino di In fashion scatta una fotografia dello scenario, elencando punti di forza e criticità. "Bisogna tenere a mente che il settore dell’abbigliamento non è di prima necessità – afferma – e quindi, per questo motivo, molti rinunciano ad acquistare un paio di scarpe o un vestito. Soprattutto in uno scenario minato dai rincari. I saldi aiutano, perché è il periodo in cui le persone possono comprare e portare a casa un prodotto di altà qualità a un prezzo scontato, risparmiando anche la metà. Il nostro mestiere però non si limita a questo e rimane fondamentale lavorare bene in tutti i mesi dell’anno...".
Ma tra gli scaffali, pieni di magliette, pantaloni e scarpe colorate, spuntano anche sorrisi. "C’è stato un bell’interesse. è stato soltanto il caldo ad allontanare le persone da strade, piazze e negozi, ma una volta superato questo ostacolo, l’attenzione dei clienti non è mancata – sottolinea Andrea Farruzzi, responsabile del negozio ’Pietri Store’ –. Per quantor riguarda noi, è stata un’estate positiva. Ma ognuno guarda il proprio giardino". Non solo. "É un periodo importante perché ti aiuta a smaltire quegli articoli che altrimenti peserebbero sulla seconda parte dell’anno. Fondamentale lavorare bene prima dei saldi e, una volta arrivato il periodo degli sconti, gestirlo altrettanto bene. Bisogna avere una visione a trecentosessanta gradi".