FRANCESCO VECCHI
Cronaca

Sacra Corona e ‘Ndrangheta nel dossier sulla famiglia Ambrisi

Sassuolo, l’informativa: "Contatti anche con Rocco Antonio Baglio"

Il blitz in uno dei locali al centro dell’inchiesta ‘Untouchables’

Modena, 18 maggio 2016 - Nell’ordinanza di sequestro finalizzato alla confisca di un patrimonio che supera i quattro milioni di euro ci sono profili di contiguità con la Sacra Corona Unita, oltre a riscontrati contatti con esponenti di spicco riconducibili alla ‘Ndrangheta. È un vero e proprio dossier sulla famiglia Ambrisi il filone economico/finanziario che nasce dalla pancia dell’inchiesta ‘The Untouchables’ e aggredisce i patrimoni di una organizzazione criminale, attiva da alcuni decenni nel comprensorio ceramico (già dagli ‘80), dipinta dagli inquirenti, nero su bianco e pagine dopo pagine, come tuttora socialmente pericolosa (la proposta della misura è stata inviata nel settembre dello scorso anno alla Direzione investigativa antimafia).

Confini finora inediti, così come lo sono questi documenti al centro di procedimento che sarebbe dovuto entrare in tribunale, a Modena davanti al primo collegio, lo scorso 13 maggio. Un’udienza però slittata, perché, quel giorno, molti degli avvocati erano impegnati nel maxi processo ‘Aemilia’ dentro l’aula bunker di Bologna. Quattro le figure al centro di un impero che guardia di finanza e polizia hanno rintracciato in aziende gestite da ‘teste di legno’, proprietà immobiliari e conti in banca. Beni, soldi, che sarebbero il frutto di estorsioni, usura, corruzione. Tutto distribuito nelle due ‘capitali’ delle attività criminali: Sassuolo e Casalgrande. Tesoro riconducibile al capofamiglia Nicola Ambrisi, irsinese classe ‘49, pluripregiudicato che, nell’ottica della pericolosità sociale, tra il 2006 ed il 2007 viene indicato come coinvolto in frequentazioni con esponenti della cosca Fazzari (‘ndranghetisti).

A Giampiero Leuzzi, 52enne di Nardò, genero di Nicola Ambrisi, i cui fratelli, stando a una informativa del commissariato di Sassuolo, sono vicini alla Sacra Corona Unita. Leuzzi e parenti, per intenderci, sarebbero le figure dietro ai flussi di denaro pertinenti alla International Trade Company, una delle aziende sassolesi controllate dagli Ambrisi e con amministratore delegato, appunto, una testa di legno (la Itc è al centro di un procedimento per truffa in concorso e bancarotta fraudolenta). Poi, Rocco Ambrisi, arrestato a ottobre proprio per lo strozzinaggio ai danni degli imprenditori della ristorazione (prevalentemente) di Sassuolo e Reggio Emilia. Nell’ordinanza si legge di passate aderenze alla Sacra Corona Unita, ma anche di contatti recenti con esponenti della ‘Ndrangheta. Come Antonino Napoli, imprenditore coinvolto in un’operazione della Dda di Reggio Calabria nel 2012 su determinate attività imprenditoriali sempre del Modenese e del Reggiano. Ma, soprattutto, si parla di riscontrati contatti tra Rocco Ambrisi e il calabrese Rocco Antonio Baglio.

Personaggio noto in provincia, Baglio: ex soggiornante obbligato di 73 anni, considerato esponente della ‘ndrina Longo-Versace di Polistena (Gioia-Tauro), è lo stesso ai vertici del giro di presunti appalti truccati a Serramazzoni che ha visto implicato anche l’allora sindaco del Partito democratico, Luigi Ralenti. Esiste, pure in questo caso, un’informativa del gennaio 2014; lo stesso anno la Dda di Bologna ha chiesto la sorveglianza per Baglio. L’ordinanza del tribunale di Modena si completa con l’imprenditore Adamo Bonini, 42enne di Sassuolo, a sua volta in manette per i presunti casi di usura (con tassi anche del 417%) ai danni di bar e pizzerie tra il 2011 ed il 2014, episodi racchiusi esattamente nel fascicolo Untouchables dei sostituti procuratori Marco Niccolini e Claudia Natalini.

«Bonini – attualmente a piede libero dopo il pronunciamento recente della Cassazione, ndr – è introdotto nei circuiti delle forze dell’ordine e amministrativi», si legge. Ricordiamo, a questo proposito, che per una sua telefonata intercettata con l’allora consigliere comunale del Pd sassolese, Giuseppe Megale, legata ai voti per le amministrative del 2014, è stato aperto un fascicolo con l’ipotesi di corruzione elettorale. Megale si è dimesso (ottobre 2015). Il ‘dossier’ Ambrisi scava poi tra i beni collegati alla famiglia: ville, auto e conti in banca distribuiti tra parenti, che sarebbero la ‘monetizzazione’, appunto, delle attivitià illecite in piedi da anni. Non ultime le aziende, come una immobiliare che oggi ha sede a Formigine. Quattro milioni e 200mila euro in tutto, per essere più precisi.