"L’Intelligenza Artificiale può e deve essere una grande opportunità di crescita e sviluppo, ma non nasconde ombre che occorre affrontare e governare con la conoscenza e la consapevolezza. Per tutti - sistemi educativi, insegnanti, genitori e per l’intera comunità degli adulti - l’obiettivo deve essere rieducare figli, bambini e adolescenti, in certi casi anche noi stessi, a un uso più consapevole e sano della tecnologia". Lo afferma l’assessora alle Politiche educative Federica Venturelli che aggiunge: "Il massiccio utilizzo della tecnologia digitale durante la pandemia se da un lato è stata una grande opportunità, dall’altro ha contribuito ad accentuare problemi soprattutto nei ragazzi e nei giovani, ma anche negli adulti, con fenomeni di ritiro sociale, aumento di tensioni e conflitti famigliari, solitudine e depressione. Tutto ciò dovrebbe averci insegnato l’importanza di governare i processi tecnologici per quanto inarrestabili. La tecnologia ci apre nuove possibilità, nella vita quotidiana come nell’educazione e nella didattica, ma dobbiamo avere ben chiaro quali sono i rischi e gli esiti di un’eccessiva ‘connessione’ per tutelare noi stessi e ancor più i nostri giovani".
Venturelli sottolinea quindi che "come Comune, anche in collaborazione con Unimore, nei servizi 0-6 vengono proposti progetti di formazione rivolti ai genitori per aumentare la conoscenza e la consapevolezza sull’utilizzo delle tecnologie digitali e sulle conseguenze sui bambini di un’eccessiva esposizione a video e tablet. Così come diversi studi scientifici confermano che l’uso non regolato dello smartphone, per altro introdotto in un’età sempre più precoce, può provocare disturbi psicologici e fisici".
In particolare, sull’utilizzo dello smartphone in classe, l’assessora alle Politiche educative osserva: "I bambini, gli adolescenti e i giovani rischiano di essere prima di tutto oggetto di marketing (il bombardamento è costante) scambiato per divertimento, senza poter sperimentare il gioco libero, il gruppo reale e non virtuale, le esperienze sensoriali e la socialità fatta di interazioni fisiche ed emotive. Aggiungo che nelle scuole modenesi da tempo in classe è precluso l’utilizzo del ‘telefonino’ anche con la collaborazione dei Comitati dei genitori. In questo contesto mi sembra che debbano essere lette anche le raccomandazioni del garante della privacy sull’utilizzo delle chat dei genitori: sono strumenti che si collocano al di fuori del controllo individuale e del singolo gruppo. Non dobbiamo dimenticare che quanto viene immesso nel web non scompare svuotando la chat o cancellandone la pubblicazione e i genitori dovrebbero essere i primi garanti della sfera privata dei propri ragazzi.
Serve una riflessione – conclude l’assessora - sul fatto che, più ancora del divieto, occorre un patto tra scuola, famiglia, studenti per educare all’uso maturo, consapevole e responsabile di telefoni e supporti digitali".