VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Strage familiare, le autopsie. Esame sui corpi per ricostruire la dinamica della notte dell’orrore

I periti della Procura domani inizieranno gli accertamenti: madre e figlio sarebbero morti per soffocamento. Giancarlo Lugli, presidente della Sozzigalli: "I genitori avevano ideato quella gara per far felice Stefano"

Strage familiare, le autopsie. Esame sui corpi per ricostruire la dinamica della notte dell’orrore

Modena, 27 aprile 2025 – E’ prevista per domani l’autopsia sui corpi di Claudia Santunione, 79 anni e del figlio Stefano Salsi, 48 uccisi mercoledì notte dal marito e padre Gian Carlo Salsi nella loro abitazione di strada Pomposiana, a Marzaglia. Il pensionato dopo aver commesso il duplice delitto si è tolto la vita, dedicando gli ultimi suoi pensieri ai fratelli e agli altri familiari, a cui l’uomo ha detto addio attraverso una lettera, trovata dagli inquirenti all’interno dell’appartamento. L’esame autoptico – che svolgeranno i periti medico legali nominati dalla procura – sarà fondamentale per stabilire le cause che hanno condotto al decesso mamma e figlio. L’ipotesi è che Salsi, 83 anni, li abbia soffocati nel sonno, per poi riporre nel letto matrimoniale entrambi i corpi, l’uno accanto all’altro così, come lo erano stati per tutta la vita. Solo l’autopsia, però, potrà chiarire se i decessi siano avvenuti effettivamente per soffocamento – visti alcuni segni trovati sul collo delle vittime – e se, prima del tragico gesto, il pensionato avesse somministrato farmaci alla moglie e al figlio. Per stabilirlo si attendono gli esiti degli esami tossicologici. Come noto, alla base dell’omicidio suicidio lo stato di disperazione, di solitudine e forse la sensazione di ‘impotenza’ che forse da tempo aveva pervaso l’anziano. Un uomo che, da lungo tempo, seppur con il supporto dei servizi si occupava a 360 gradi della gestione della moglie, affetta da demenza e del figlio, affetto da una forma severa di autismo. Forse l’anziano quella notte ha pensato che la morte fosse l’unica soluzione possibile. Gian Carlo, ex autotrasportatore a quel figlio aveva dedicato tutta la vita e così pure un trofeo; una competizione ciclistica molto nota nella frazione.

Strage familiare, le autopsie. Esame sui corpi per ricostruire  la dinamica della notte dell’orrore
Carabinieri sul luogo della strage

"Li faceva ‘tribolare’ quel figlio lì ma erano una famiglia meravigliosa", commenta Giancarlo Lugli, presidente della U.C. Sozzigalli. La ciclistica Sozzigalli, infatti, per quasi 30 anni ha organizzato il trofeo ‘Stefano Salsi’ ideato dai genitori del 48enne. "La corsa era intitolata proprio a Stefano. La prima era iniziata 30 anni fa poi, quando è morto Paolo Vezzelli la competizione non è stata più organizzata. C’era sempre tanta gente, parliamo di almeno duecento persone e spesso alcuni dovevamo mandarli a casa poiché si era superato il numero di partecipanti. Stefano li seguiva in auto, con il papà Gian Carlo. Poi andava in cucina: preparavano e davano da mangiare a corridori e dirigenti. Erano belli insieme. Dalla morte di Paolo Vezzelli la gara non è più stata organizzata – continua Lugli – ma era un avvenimento molto sentito e atteso nella frazione. E’ un trofeo che prevedeva la partecipazione sia dei dilettanti che dei juniores. Gian Carlo Salsi insieme a Paolo Vezzelli si davano tanto da fare per realizzarlo come si deve. I genitori di Stefano avevano inventato la corsa proprio per accontentare quel figlio. La corsa gli piaceva da matti e volevano vederlo felice: infatti per lui quel trofeo era la cosa più bella, più attesa. Io la ricordo come una gran famiglia – commenta commosso il presidente -, di quelle che se ne trovano pochissime oggi giorno. Era brava gente: facevano i camionisti e vivevano per questo figlio. Dalla corsa alla quotidianità: tutto era incentrato su di lui. Cercavano di accontentarlo in tutto: ogni sua richiesta, ogni suo desiderio e senza fatica. Mi dispiace tantissimo – conclude – non ci sono parole. Cercherò di essere presente per l’ultimo addio".