
Il Corelab dell’ospedale di Baggiovara, il maggiore centro analisi del Modenese
Modena, 21 aprile 2020 - «Test sierologici? Ci stiamo lavorando ma ancora non danno certezze". Nel Corelab dell’ospedale di Baggiovara, il maggiore centro di analisi del modenese e uno dei più importanti della regione, si lavora senza sosta. Generalmente, in tempi ‘normali’ si analizzano circa 30 mila campioni al giorno per 6000 pazienti; test che riguardano colesterolo, transaminasi, glicemia; insomma gli esami più comuni. Ora il 30 per cento di questa attività è cessata a causa della chiusura di molti centri prelievi e ha fatto prepotentemente il suo ingresso nelle provette il nemico numero uno del momento, ovvero il Covid 19.
E’ qui che ogni giorno si processano circa 900 test sierologici, il test per stabilire la presenza o meno di anticorpi contro il coronavirus; esame al momento esteso soltanto al personale sanitario e presto anche alle forze dell’ordine. "Vi è poi un mare di altri esami per la cura di questi pazienti – precisa Tommaso Trenti, direttore del Dipartimento Integrato Interaziendale di Medicina di Laboratorio e Anatomia Patologica – per cercare di definire al meglio la loro situazione e per determinare possibilmente la cura migliore". Per fare fronte a questo super lavoro è stato creato uno spazio extra all’area principale del laboratorio dedicato al Covid. Il test sierologico è la strada battuta da medici e ricercatori per cercare di ottenere la cosiddetta ‘patente di immunità’ ma la strada anche qui è piena di ostacoli. "I test sierologici vanno usati con estrema cautela, con consapevolezza dei loro limiti – spiega Mario Sarti, responsabile del Laboratorio di Microbiologia Clinica – sono certamente di supporto nella diagnostica ma non possono in questo momento consegnare la patente di immunità. Sono pochissimi i test sierologici che vanno ad individuare gli anticorpi più probabilmente protettivi, altri vanno ad individuare anticorpi che non necessariamente hanno un’attività protettiva, ma anche per quelli protettivi che sono chiamati anticorpi neutralizzanti – avverte il dottor Sarti – occorre stabilire se effettivamente la loro presenza in concentrazione variabile offrirà davvero una protezione per l’individuo. Questa emergenza è iniziata per l’Italia due mesi fa, in Cina poco di più – ricorda il medico – non abbiamo ancora avuto il tempo per valutare l’effettiva protettività degli anticorpi e tantomeno l’effettiva efficacia dei test che abbiamo a disposizione, quindi occorre grande cautela". Le incertezze riguardano anche chi ha già attraversato la malattia e ne è uscito. Non è ancora chiaro infatti se possa o meno infettarsi una seconda volta. "Anche questo è un aspetto da valutare con attenzione – spiega ancora il dottor Sarti – di sicuro sappiamo che ci sono pazienti che dopo negativizzazione dei tamponi tornano ad essere positivi. Deve essere invece ancora precisato se avremo davvero persone che dopo avere contratto la malattia e non semplicemente avere avuto il passaggio del virus nel loro organismo, la contrarranno di nuovo"
Un lavoro mastodontico per cercare di decifrare e combattere al meglio il Covid 19. Se sono circa 900 i test sierologici processati ogni giorno nel ‘super lab’ di Baggiovara, sono 600 i tamponi esaminati quotidianamente al Policlinico, ovvero i test molecolari per determinare la presenza del virus. L’approvvigionamento dei reagenti per effettuare i test è uno dei problemi che si sono evidenziati dall’inizio dell’epidemia ma da Modena assicurano che non c’è carenza".
E’ tale l’enormità della domanda che le ditte a volte faticano a rispondere pur essendo stata molto potenziata l’offerta in questi mesi, – conclude Sarti – ma posso affermare che i reagenti sono sufficientemente disponibili per dare risposta alla domanda crescente di test".