REDAZIONE MODENA

Un modenese illustre. In un libro le opere di Pellegrino da Modena. Fu allievo di Raffaello

Il volume, scritto da Cristina Conti, è stato appena pubblicato. L’artista fece fortuna a Roma dove lavorò anche per la famiglia Orsini. Suo il celebre dipinto di San Geminiano che salva il fanciullo.

Un modenese illustre. In un libro le opere di Pellegrino da Modena. Fu allievo di Raffaello

Tra pochi giorni ricorrerà il cinquecentenario dalla morte di Pellegrino da Modena (ca. 1483/1485-1523, pittore coetaneo di Raffaello, di cui frequentò la bottega, brutalmente assassinato in strada presso Sant’Eufemia la notte del 21 dicembre del 1523 per affari di cuore del figlio. Di lui la città conserva quattro opere: due alla Galleria Estense, Madonna in trono con il Bambino tra San Geminiano e San Girolamo (1509), olio su tavola, e Natività di Pellegrino e aiuti (1523-1524 circa), tempera su tavola; Pietà di Pellegrino e aiuti (1523), tempera su tavola, alla abbazia di San Pietro; e, infine, due tavolette di Pellegrino da Modena e aiuti, San Geminiano salva Modena dall’assedio di Attila e San Geminiano sorregge il fanciullo caduto dalla Ghirlandina (1523), tempera grassa su tavola, al Museo Civico. All’artista modenese, sin qui il più enigmatico tra i collaboratori di Raffaello, trasferitosi a Roma al seguito del futuro cardinale modenese Ercole Rangoni, la storica dell’arte romana Cristina Conti, assegnista all’università di Torino e docente di Storia dell’arte moderna all’università di Roma "Tor Vergata", ha dedicato un libro "Pellegrino da Modena nella bottega di Raffaello" (Ed "Il lavoro editoriale" Ancona), appena pubblicato. E le sorprese non mancano restituendoci un profilo del tutto nuovo del pittore modenese, attivo a Modena e Roma tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento. "Giunto a Roma al tempo di papa Giulio II, Pellegrino – racconta Corti - conquistò presto la fiducia di Raffaello e di Baldassarre Peruzzi. La partecipazione alla bottega del Sanzio e il rapporto con l’architetto Antonio da Sangallo il Giovane determinarono un impressionante aggiornamento della sua pittura sui modelli della maniera moderna, che gli valse le lodi di Giorgio Vasari.

Il libro ridisegna il percorso di Pellegrino tra Roma e il territorio laziale, Trevignano Romano e a Capranica viterbese, dove lavorò per la famiglia Orsini, fino al rientro in Emilia (1522): una stagione brevissima ma cruciale per la successiva generazione di pittori modenesi e insieme per seguire la precoce circolazione del linguaggio della scuola di Raffaello a nord degli Appennini, prima dell’arrivo di Giulio Romano a Mantova (1524)". Importante ai fini dell’inquadramento della sua opera il recupero dell’origine ferrarese del pittore da parte della madre Taddea di Polidoro di Bruttura e la sua data di nascita posticipata di vent’anni. "Il libro di Cristina Conti – spiega la professoressa Elena Fumagalli, docente di Storia dell’Arte moderna al dipartimento di Studi linguistici e culturali di Unimore - è la prima monografia dedicata all’artista. Esso va al di là del titolo e offre agli studiosi un’accurata revisione documentaria e storica di Pellegrino attraverso la rilettura critica delle fonti, fornendo così una cornice nuova e aggiornata all’attività del pittore, con particolare attenzione al versante modenese. Questo studio si pone oggi come base imprescindibile per futuri approfondimenti".

Alberto Greco