Pesaro, 17enne vuole vaccinarsi: "Lo chiedo al giudice"

Il ragazzo si è rivolto al Tribunale dei minori perché i genitori sono divisi. La madre (che non è immunizzata): "Non mi sento tradita"

Open day per giovani, foto generica

Open day per giovani, foto generica

Pesaro, 15 gennaio 2022 - Paolo, pesarese di 17 anni, ha intraprendenza da vendere: per vaccinarsi, davanti al fronte contrario dei genitori, s’è rivolto al tribunale dei minori di Ancona. "Mio padre è vaccinato, mia mamma per circostanze personali, non s’è vaccinata. A febbraio ho manifestato l’esigenza di vaccinarmi, ma senza la loro autorizzazione condivisa, non posso farlo. Nel cercare alternative ho saputo della possibilità di rivolgersi ad un giudice. Così ho fatto".

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È stato il suo primo passo? "No, prima ne ho parlato con i miei genitori. Poi nel contattare il tribunale di Ancona mi hanno spiegato che sarei dovuto andare in questura a Pesaro per verbalizzare le mie volontà. Sono stato lunedì: so che il funzionario di polizia ha già inviato la mia richiesta".

Quando l’ha detto ai suoi come l’hanno presa? "Mio padre è stato il primo a confermarmi della possibilità di rivolgersi al tribunale dei Minori e è stato il primo ad supportare la mia decisione. Se le mie ragioni vinceranno davanti al giudice avrò ottenuto un risultato per me importante e nessuno dei due mi terrà il broncio. Credo che, in fondo, siano fieri della mia scelta. Ho 17 anni, sono quasi maggiorenne: ritengono che io possa arrivare a fare scelte consapevoli".

Lo sanno i suoi amici? Che reazioni ci sono state? "Sì lo sanno tutti. A parte uno molto interessato perché si trova in una situazione simile, generalmente si sono preoccupati di capire il clima in casa per via della mia battaglia. Li ho tranquillizzati: i miei sono persone aperte, su questo argomento c’è stato dialogo".

La madre, seduta accanto al figlio durante questa intervista, annuisce, confermando. "E’ giusto che ognuno trovi la propria originalità - dice -. Non mi sento tradita da mio figlio anche se fa una strada diversa dalla mia perché mi sento realizzata nel mio ruolo educativo di mamma. Da quando sono nati ricordo ai miei due figli cosa siano l’autonomia e la libertà. Questa certamente è prendersi con responsabilità le conseguenze delle proprie scelte".

Qualora il giudice dovesse esprimersi a favore del vaccino, cosa cambierà? "Se potrò vaccinarmi, mi sentirò più tranquillo, meno a rischio. Inoltre mi sentirò a posto con la coscienza perché la ritengo, quella intrapresa, un’azione importante. Sicuramente avrò delle agevolazioni sociali potendo entrare liberamente in tanti posti al chiuso, frequentati dalla gente. Potrò fare il corso di cintura nera". Paolo ride.

Cioè? "Sono uno sportivo. Per evitare ogni rischio ho ricavato una piccola palestra in garage. Ma senza vaccino non potrò frequentare un corso di karate che mi interessa molto. Nell’arte marziale c’è il corpo a corpo, quindi il green pass rinforzato serve.

Se il giudice dovesse decidere contrariamente? "Sarei molto curioso di ascoltare la sentenza. Ma non credo che perderò".

Perché? "Io sento il bisogno di vaccinarmi principalmente perché essendoci una pandemia in corso ritengo che il vaccino, sia per ora, l’arma migliore che abbiamo per limitare i contagi. Di conseguenza, mi vaccino nella speranza che la pandemia finisca prima possibile. In secondo luogo credo che essendo vaccinato ho meno probabilità di infettare il prossimo. E’ utile quindi quando vuoi vivere in società: sia che vai in un ristorante al chiuso e sia se trascorri una serata con gli amici. E’ necessario quindi per ottenere il green pass rafforzato".

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