Bambino morto per otite. "Processate l’omeopata e i genitori"

Chiesto il rinvio a giudizio per tutti e tre. Il piccolo Francesco aveva 7 anni: non allertarono l’ospedale

L’omeopata Massimiliano Mecozzi a Pesaro, dopo essere stato ascoltato dal presidente dell’Ordine dei Medici

L’omeopata Massimiliano Mecozzi a Pesaro, dopo essere stato ascoltato dal presidente dell’Ordine dei Medici

Pesaro, 30 novembre 2018 - Verso il processo. La Procura di Ancona ha chiesto il rinvio a giudizio per  Massimiliano Mecozzi, il 55enne medico omeopata di Pesaro, accusato della morte del piccolo Francesco Bonifazi di 7 anni di Cagli, deceduto il 27 maggio 2017 al Salesi di Ancona per un’otite degenerata in encefalite, curata per 15 giorni, con soli rimedi omeopatici. Ma non solo per lui. Per il pm dorico Daniele Paci (ex giudice monocratico a Pesaro e pm a Rimini che scoprì la banda della Uno bianca) anche  i genitori del bambino, Maristella Olivieri e Marco Bonifazi, sono responsabili e devono andare a processo. Omicidio colposo aggravato, l’accusa per Mecozzi (difeso dall’avvocato Fabio Palazzo del foro di Milano). Concorso nel reato, invece, per i genitori (che sono difesi dall’avvocato Federico Gori). L’udienza preliminare è stata fissata al 18 dicembre. Saranno presenti anche i nonni, i quali, difesi dall’avvocato Federica Mancinelli, stanno ancora valutando la costituzione di parte civile.

Intanto, Mecozzi, dal giorno della tragedia, non sta più lavorando. Non può farlo. Il gip di Ancona gli ha inflitto la misura della sospensione. Misura che Mecozzi aveva impugnato, ma che la Cassazione aveva confermato. Il provvedimento però scadrà il 23 dicembre. Sul dottore pende anche il divieto di esercizio della professione dell’Ordine dei medici. Mecozzi stesso, poco dopo il fatto, aveva indirizzato tutti i suoi pazienti, diverse centinaia, ad altri colleghi. Ha sempre sostenuto di aver operato in modo corretto, respingendo le accuse mosse dalla Procura e dagli stessi genitori del piccolo. I quali hanno detto di averlo ascoltato perché si fidavano ciecamente di lui. Hanno detto che seguiva la loro famiglia da tempo. E quindi anche per Francesco si erano rivolti a lui.

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Per il pm Paci, «Mecozzi – aveva scritto nella conclusione delle indagini – ha effettuato la diagnosi corretta, ma non ha capito la gravità della patologia, continuando a somministrare al bambino prodotti omeopatici che in letteratura non possono essere prescritti oltre i 3 e 5 giorni. Ha così agito con negligenza, imprudenza, imperizia, sottostimando il quadro clinico e prescrivendo medicinali omeopatici nonostante la recrudescenza dei sintomi, omettendo qualsivoglia approfondimento diagnostico e le necessarie terapie antibiotiche adeguate alla patologia». Per i genitori, l’accusa del pm è quella di aver «omesso di consultare la pediatra e di non essersi rivolti tempestivamente a uno specialista o a un ospedale, nonostante la palese inefficacia di tale terapia».

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Francesco si ammala il 7 maggio. Per 15 giorni viene curato con l’omeopatia. Mecozzi l’avrebbe visto un paio di volte, l’ultima il 24. Quando è ormai troppo tardi. La notte la situazione precipita. Il trasporto disperato ad Ancona, la speranza, vana, di un’operazione chirurgica. Il 27 Francesco muore.

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