"Covid, più malati in terapia intensiva: colpiti i giovani. Ci serve plasma"

Il primario Michele Tempesta ha 25 pazienti intubati: "Qui la guerra è in corso, il virus è aggressivo e non fa distinzioni di età"

Il primario di Rianimazione del San Salvatore Michele Tempesta

Il primario di Rianimazione del San Salvatore Michele Tempesta

Pesaro Urbino, 15 febbraio 2021 - Si è sfilato da pochi minuti tuta, mascherina, guanti e calzari. Ha finito il turno del mattino nel reparto Rianimazione del San Salvatore, e ora è a casa per pranzo. Nel pomeriggio tornerà in corsia per le sue 12 ore di lavoro giornaliere. Risponde volentieri (dopo l’ok della direzione) alle domande.

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Dottor Michele Tempesta, qual è la situazione nel reparto che dirige? "Abbiamo 2 o 3 ricoveri al giorno. Ci sono tanti pazienti giovani, nel senso di 50enni. Anche un 32enne è stato in terapia intensiva, poi ha superato la malattia. Un’età che io non avevo mai visto prima".

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Cosa significa? "Che il virus è aggressivo e colpisce senza riguardi".

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Cosa dice ai suoi pazienti? "Di avere fiducia ma, a differenza della prima ondata, ora sono tutti terrorizzati. Intubare equivale all’idea di morire. Non è un momento facile".

Quante persone sono ricoverate in terapia intensiva? "Ce ne sono 25, di questi cinque o sei sono cinquantenni".

E’ il picco più alto di ricoveri al San Salvatore? "No, a dicembre siamo arrivati a 32, ma a gennaio stavano diminuendo. Ora avviene il contrario".

Quanti posti avete a disposizione? "Possiamo arrivare a 41 posti letto per malati covid ma in quel caso avremmo bisogno di molto più personale perché esistono anche i malati extracovid".

Lei e i suoi collaboratori siete tutti vaccinati? "Sì, ed abbiamo sviluppato il tasso anticorpale, gli anticorpi".

Lavorate più tranquilli? "Certamente, ma non sappiamo se possiamo ancora trasmettere inconsapevolmente il virus. Quindi, in fatto di protezione, non possiamo certo rilassarci. Non cambia nulla".

Come sta curando i suoi malati? "Respiratore, cortisone, Remdesevir, plasma iperimmune".

C’è ancora disponibilità di sangue dei guariti? "Poca, abbiamo bisogno di avere più plasma iperimmune. Siamo stati i primi ad utilizzarlo perché abbiamo avuto nella primavera 2020 tanti malati e dunque tanti donatori. Per questo siamo stati in grado di inviare le sacche di plasma a tanti ospedali. Ora siamo in deficit noi, e lancio un appello ai guariti di donare il loro plasma. Serve e in fretta".

Ha visto miglioramenti netti con questo trattamento? "Abbiamo curato col plasma 82 persone, ed è stato un indiscusso successo per tanti di loro".

Si è trovato davanti a pazienti colpiti da varianti del virus? "Non so, credo di no ma è l’ospedale di Torrette a dover sequenziare il virus. Ora invieremo una paziente che potrebbe aver avuto un contatto stretto con una persona affetta dal virus con variante inglese acclarato".

A che punto siamo arrivati nella lotta al covid-19? "Se vogliamo fare un paragone con la seconda guerra mondiale, stiamo vivendo il 1942. Gli alleati sono mobilitati ma ancora non si vedono".

Crede nelle proprietà degli anticorpi monoclonali? "Saranno la svolta in questa lotta. Vanno somministrati in ospedale alle prime avvisaglie della malattia. Sono certo che avremo un grandissimo beneficio".

Ma a Pesaro sono arrivati? "Che io sappia, no".

Come viene curato un malato a casa? "Con eparina e cortisone".

Quando finirà dottore? "Confido nei vaccini, nei monoclonali e nel caldo. Abbiamo ancora tre mesi di lotta dura. Non molliamo proprio ora che stanno arrivando i nostri. A maggio, vedrete, sarà tutto diverso"