
Gianluca Mirizzi e sua moglie con il vino dedicato a Papa Giovanni Paolo II
Dedicare un vino a un Papa è operazione piuttosto impegnativa, e presuppone consistenti e opportune premesse. Ci è riuscito con delicatezza e con successo Gianluca Mirizzi, viticoltore di Jesi, i cui vigneti si estendono poco oltre la provincia di Pesaro-Urbino, che ha voluto ricordare la figura di Giovanni Paolo II dedicandogli una delle sue migliori etichette. Lo ha fatto senza troppo clamore, tant’è che questa etichetta naviga distante dagli eccessi mediatici, quasi solitaria. Gianluca Mirizzi, viticoltore per passione e soprattutto per senso etico prima che estetico o commerciale, glielo doveva: "Papa Giovanni Paolo II è un santo che ha accompagnato la prima parte della mia vita. Tanta la devozione alla Madonna, alla quale affidava tutto, così allo stesso modo io esprimo e affido a mia volta tutta la cura nel produrre questo vino così importante e definitivo", spiega Gianluca.
E’ nato così "TT Totus tuus", da uve Grenache in purezza, vitigno di origine spagnola a bacca nera, molto diffuso ma qui "impastato" con grani di arenaria che avrete modo di masticare piacevolmente all’assaggio per piacevole sapidità. Un passo indietro: "TT" nasce a trecento metri sul livello del mare nel comune di Monteroberto, con esposizione a ovest. I vigneti sono certificati "eroici" dal Cervim di Aosta, coltivati secondo i criteri dell’agricoltura biologica, dunque con una attenzione particolare al rispetto del ciclo naturale della vite. Dopo la raccolta e la vinificazione tradizionale, segue l’affinamento in legno per un periodo dai 12 ai 18 mesi.
E adesso osserviamolo attentamente. Le tonalità rosso porpora del vino introducono una trama olfattiva e gustativa vellutata, coerente con la delicatezza dell’argomento. E’ un vino che vola alto, muovendosi con eleganza già alla vista (quando roteate il calice fate caso alla consistenza del vino, in questo caso lo scoprirete anche agile, pulito) dove esprime sensazioni di un rosso cardinalizio: petalo di papavero con la sua pruriginosa speziatura, quindi polpa di acerola disidratata, ibisco rosso. Al gusto prosegue, coerente, con una morbidezza avvolgente (la morbidezza è data dall’alcol), tannini setosi e sapore che ci riporta a frutti e fiori penduli, ovvero chinati verso la terra che poi portano nel calice: viola di fosso, rosa rossa, gelso nero, e una nota sottile di asparago marittimo con la sua bacca rossa, tipico dei vini rossi sapidi con nota di arenaria. Un’aureola, quest’ultima, che santifica questo calice mistico.
Davide Eusebi