SOLIDEA VITALI ROSATI
Cronaca

La ’Stele’? Sarà spostata. Ma Redaelli è scettico: "Non si sa che fine farà"

L’opera realizzata con tubi innocenti è ancora a Loreto però a fine anno trasloca. Già bersaglio di sfottò, Vimini la difende: "Parla il linguaggio dei segnali stradali".

La ’Stele’? Sarà spostata. Ma Redaelli è scettico: "Non si sa che fine farà"

L’opera realizzata con tubi innocenti è ancora a Loreto però a fine anno trasloca. Già bersaglio di sfottò, Vimini la difende: "Parla il linguaggio dei segnali stradali".

La Stele Flaminia, posizionata al centro della rotatoria di Largo Madonna di Loreto – bersaglio di critiche e sfottò, nonostante i nobilissimi natali – con il finire dell’anno da Capitale, verrà spostata altrove. La notizia è emersa leggendo la risposta del vicesindaco Daniele Vimini all’interrogazione del consigliere di opposizione (Fratelli d’Italia), Michele Redaelli. Tra le domande fatte anche quella relativa al costo sostenuto dall’amministrazione per commissionare e realizzare l’opera dell’artista concettuale Lamberto Pignotti.

"L’opera è costata 7.500 euro – osserva Redaelli, foto, davanti alla Stele –. La realizzazione è stata affidata allo studio SS16 che ha coperto con la cifra anche tutte le spese vive resesi necessarie alla realizzazione". L’operazione è inclusa in un progetto culturale più ampio, ideato dal curatore generale, Marcello Smarrelli, il direttore artistico di Pesaro Musei e che mette in relazione i 13 quartieri cittadini con altrettanti monumenti, realizzati nell’anno della Capitale 2024 e posizionati in spazi pubblici dei quartieri in cui sono stati ideati. Il progetto di Smarrelli infatti cita la storica mostra di Arnaldo Pomodoro "Sculture in città" del 1971 e ha come titolo: "Dalle sculture nella città all’arte delle comunità", coordinato dalla Fondazione Pescheria. Gli artisti hanno vissuto una breve residenza nel quartiere per il quale hanno poi pensato la propria scultura da lasciare in eredità, esplorando il quartiere con due ciceroni: il presidente del quartiere e un proprio curatore. Quindi ogni scultura ha avuto un artista, ribattezzato "ambasciatore dell’arte" e un curatore. Nel caso della stele di Pignotti il curatore è stato Jonathan Pierini, già direttore dell’Isia di Urbino, esperto di grafica, design e architettura. "Vimini cita un percorso partecipativo – osserva Redaelli, critico –. Negli annunci fatti, per ricollegarlo alla retorica della Capitale, si parlava anche di percorso partecipativo e di profonde relazioni con il territiorio. Ma in base ad una nostra ricognizione nel quartiere, nel caso della Stele Flaminia, l’esperienza condivisa si è risolta in un pomeriggio di attività in tipografia. Ci sembra veramente poco. La prova che nulla di partecipativo è stato fatto prima dell’istallazione è diventata evidente quando in tanti, tra i residenti e quelli intervistati, sono apparsi increduli e disinformati sul fatto che la Stele fosse un’opera d’arte e in tanti si sono mostrati perplessi che, non essendo un ponteggio per dei lavori, sarebbe rimasta come monumento urbano. Ma se l’installazione è stata ideata per quel luogo, con tanto di evocazione dell’antichità e della Flaminia, strada romana che senso dovrebbe avere spostarla altrove? Che fine farà?".

La "Stele Flaminia" è dell’artista concettuale Lamberto Pignotti. Come si legge nella risposta di Vimini "egli è artista, poeta e scrittore, fondatore del Gruppo ’70 e del Gruppo ’63, riconosciuto, insieme a Eugenio Miccini come uno dei padri della Poesia visiva italiana. E’ una stele segnaletica – conclude Vimini – che parla il linguaggio dei segnali stradali e il font dei caratteri stampati sulle vele è lo stesso delle targhe automobilistiche".