
Una recente manifestazione delle ‘Donne in cammino per la pace’
Oggi alle 11 in piazza del Popolo si riuniscono di nuovo le "Donne in cammino per la Pace" per una silenziosa manifestazione di protesta contro le guerre in corso. Da tempo nel centro cittadino si incontrano donne nerovestite, immobili, che con cartelli compongono la scritta ‘Cessate il fuoco’. Chi sono? Ne parliamo con Giulia Benelli, una delle prime pesaresi ad avere dato vita a questo movimento. "Il gruppo Pesaro è nato all’indomani del feroce attentato di Hamas del 7 ottobre 2023 e delle successive reazioni, disumane e sproporzionate, di Israele. Abbiamo raccolto il testimone delle ‘Women Wage Peace’ israeliane, e delle ‘Women of the Sun’ palestinesi, che accantonando differenze e interessi di parte si sono unite per rifiutare la guerra, perché noi donne mettiamo al mondo i figli per vederli vivere e fiorire e non per seppellirli".
È un’iniziativa pesarese?
"No: ‘Donne in cammino per la Pace’ è nato a Brescia e si è poi diffuso in oltre duecento Comuni italiani per far rete tra donne che non hanno appartenenze e bandiere, ma che credono nella forza del confronto".
Come vi coordinate?
"Attraverso una chat di gruppo in cui concordiamo appuntamenti e azioni".
Occorre il permesso per manifestare?
"Per ogni azione pubblica dobbiamo comunicare alla Questura, con 72 ore di anticipo, data, orario e luogo, tipo di azione, eventuale luogo di partenza e di arrivo".
Contro chi o per cosa manifestate?
"Esprimiamo il rifiuto della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti: sensibilizziamo la società civile, manifestiamo contro chi pensa che la morte sotto le bombe di 60.000 civili (di cui 18.000 bambini) sia solo un effetto collaterale, e contro chi, a Gaza, uccide chi cerca di accedere agli aiuti umanitari. Manifestiamo in piazza, tra la gente, perché si uniscano a noi anche quelli che, passando, abbassano lo sguardo".
Siete concentrate su Gaza?
"Il nostro ‘Cessate il fuoco’ è rivolto a tutti i fronti di guerra, dall’Ucraina al Sudan; componiamo materialmente la scritta sui nostri corpi e in silenzio, perché il silenzio interroga tutti e mette in pausa il frastuono delle armi. Siamo vestite di nero: è il nero di un lutto non passivo e privato ma il lutto di donne impegnate nel rifiuto delle logiche di morte. Abbiamo uno straccio bianco al braccio, simbolo ereditato dalle proteste contro la guerra che, nella sua semplicità, rappresenta il segno della pace".
Un serio problema oggi è anche il ‘Rearm Europe’: si è inventato un nuovo nemico nella Russia, come dicono alcuni, o il problema della difesa è reale, come sostengono altri?
"Il riarmo, nazionale o europeo che sia, prevede che si teorizzi una guerra di difesa, o ’giusta’: noi siamo contrarie in assoluto alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie. Dunque siamo contrarie al riarmo in tutte le sue forme".
In un conflitto è però possibile attribuire ragioni prevalenti a uno dei due contendenti…
"È possibile, certo, ma a noi non interessano le ragioni degli uni o degli altri, se ne occupano già i commentatori politici. A noi interessa testimoniare l’orrore della guerra, che è al di sopra degli schieramenti. Le donne lo sanno bene perché loro hanno perso tutte le guerre, anche quelle che gli uomini hanno vinto, come è stato detto di recente". r.p.u.