
L’Università applica il decreto Draghi e aumenta i compensi
L’Università di Urbino adegua le indennità di ruolo di rettore, prorettore vicario, consiglieri d’amministrazione e revisori dei conti, dando seguito a un decreto emanato un anno e mezzo fa dall’allora presidente del Consiglio, Mario Draghi. La proposta deliberata dal Cda d’Ateneo, su parere favorevole del Collegio dei revisori, prevede all’incirca un raddoppio dei compensi per ciascuno di tali ruoli, seguendo i parametri stabiliti dal Dpcm stesso, ed è stata inviata a Roma per l’approvazione del Ministero. "Il decreto risale al 23 agosto 2022 e si chiama “regolamento di attuazione in materia di compensi per gli organi di amministrazione e controllo degli enti pubblici“ – spiega Giorgio Calcagnini, magnifico rettore della Carlo Bo –. Toccando anche la nostra università, di fatto eravamo vincolati a rispettarlo. Inoltre, non sono il Cda o il rettore a decidere di quanto aumentare il gettone per l’indennità, ma i quattro criteri oggettivi individuati dal Dpcm: patrimonio netto, attivo, valore prodotto e spesa per il personale, registrati tra 2020 e 2022, che per noi, in media, sono stati rispettivamente di 110, 148, 80 e 47 milioni, crescendo nel corso del triennio. Ciascuno di questi indicatori assegna un punteggio, da 1 a 3, e, in base al risultato ottenuto sommandoli, un ateneo viene posizionato in una fascia o classe dimensionale, dalla prima (peggiore) alla quinta (migliore). Urbino ha ottenuto sette punti ed è rientrata in quarta fascia".
Tale classe dà diritto a un compenso annuo lordo tra i 110mila e i 198mila euro per il rettore, a cui sono agganciati quelli del prorettore vicario e degli 11 consiglieri d’amministrazione, in maniera proporzionale.
Nella proposta inviata al Ministero, l’Ateneo urbinate ha scelto chiedere l’indennità minima possibile: 121mila euro lordi per il rettore (la base di 110 mila aumenta del 10 per cento, avendo la Carlo Bo almeno una sede distaccata, Fano, e per l’autonomia delle fonti finanziarie), 30.250 euro per il prorettore vicario e 12.100 euro per il Cda. "Come altri atenei, abbiamo seguito le indicazioni della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) di rimanere sul minimo possibile – prosegue Calcagnini –. Si parla di poco più di un raddoppio, rispetto alla situazione attuale, però bisogna anche tenere conto del fatto che le indennità che abbiamo oggi sono proporzionate a università che avevano una diversa natura, cambiata con la riforma Gelmini, nel 2010. Di fatto, ora sono delle aziende e si cerca di adeguare le indennità alle responsabilità, anche se capisco che in alcuni casi abbia fatto molto scalpore. Comunque, il Collegio dei revisori ha dato parere positivo, perciò il nostro bilancio è in grado di sostenere l’aumento dei costi".
n. p.