ANTONELLA MARCHIONNI
Cronaca

"Prendete la scarpa che mi ha salvato la vita"

Rodolfo Roveti si raccomandò con la squadra che lo ritrovava dopo tre giorni sul Nerone. Parla Massimiliano Martinelli che l’ha riabbracciato per primo

Rodolfo Roveti si raccomandò con la squadra che lo ritrovava dopo tre giorni sul Nerone. Parla Massimiliano Martinelli che l’ha riabbracciato per primo

Rodolfo Roveti si raccomandò con la squadra che lo ritrovava dopo tre giorni sul Nerone. Parla Massimiliano Martinelli che l’ha riabbracciato per primo

"M’arcumand la scarpa, m’ha salvet la vita". Tre giorni e tre notti nel silenzio della Gola dell’Infernaccio, con il corpo spezzato e la mente in bilico tra allucinazioni e lucidità. Rodolfo Roveti, 70 anni, di Piobbico, è stato ritrovato vivo mercoledì alle 14 in fondo a un fosso del Monte Nerone. "Quando mi sarò ripreso – ci scrive in un messaggio – parleremo della mia storia incredibile". Una vicenda dai contorni miracolosi, legata anche a uno dei suoi scarponi da montagna. "La scarpone della salvezza – racconta il 58enne piobbichese Massimiliano Martinelli il volontario della Protezione civile comunale di Piobbico che per primo lo ha riabbracciato nel fosso in cui era caduto, coperto dalla vegetazione –. Gettava la scarpa dentro un rigagnolo d’acqua per poi tirarsela a sé e berne il contenuto, poche gocce, che recuperava ad ogni lancio. Per riuscire meglio nell’impresa aveva legato nei lacci dello scarpone un pezzo di tessuto, allungando così il tiro. Prima di essere issato sull’elicottero che lo ha trasportato in ospedale si è raccomandato di non lasciare lì la sua scarpa perché gli aveva salvato la vita". Massimiliano e Rodolfo si conoscono da sempre. "Dal mattino si era diffusa la segnalazione che Rodolfo potesse essere partito dal rifugio Corsini per tornare indietro, dopo essersi unito alla transumanza, ma era partito senza telefono – racconta Massimiliano –. Arrivato alla curva sopra la balza forata, dopo circa un chilometro sopra la valle dell’Infernaccio, ha imboccato il sentiero 201, molto impervio. Dovrebbe essere caduto in prossimità della balza forata che costeggia il sentiero. Da lì a dove l’abbiamo trovato di strada ce n’è parecchia. Era arrivato in prossimità del santuario di Santa Maria in val d’abisso. E’ scivolato nuovamente verso un punto con la vegetazione chiusa ma è riuscito ad avvicinarsi a un rigagnolo d’acqua da cui è riuscito a bere un po’ grazie allo scarpone. Ha detto che sentiva voci e vedeva persone ma erano solo giochi di luce". E dopo tre giorni e tre notti di silenzio, freddo e dolori mercoledì è successo il miracolo. Disidratato, con il bacino e le costole rotte, un rene sofferente, Rodolfo "Vedeva luci, sentiva voci, ma era solo. Dormiveglia e allucinazioni", racconta il nipote Davide Donzelli, che ha seguito le ricerche passo insieme allo sorelle Stefania, Tiziana e Veriana e ai figli Marco e Fabio che non hanno mai mollato. "Il nostro Rambo ha avuto una forza incredibile". "Stavamo facendo volare i droni quando due turisti che erano in escursione sul Nerone hanno segnalato delle grida e hanno lasciato il proprio zaino in prossimità del punto in cui cercare. L’unità mobile dei pompieri ce lo ha comunicato e siamo partiti di corsa. Sono piombato giù per il dirupo, scivolando con il sedere. L’ho visto e ho urlato “Rovere!“. Lui ha riconosciuto la mia voce e ci siamo abbracciati piangendo". Una comunità intera, Piobbico, si è mobilitata: protezione civile, vigili del fuoco, Soccorso alpino, carabinieri, volontari. Anche Zico, il pastore tedesco dell’unità cinofila, ha percorso il Nerone più volte.