CLAUDIO SALVI
Cronaca

Rof numero 46, ci siamo. Palacio: "Sarà degno del blasone. Ho visto una Zelmira incredibile"

Il sovrintendente a tutto campo sul Festival che si aprirà domani sera all’Auditorium Scavolini "Tre produzioni che vanno in direzioni diverse ma con rigore e rispetto della partitura".

Il sovrintendente a tutto campo sul Festival che si aprirà domani sera all’Auditorium Scavolini "Tre produzioni che vanno in direzioni diverse ma con rigore e rispetto della partitura".

Il sovrintendente a tutto campo sul Festival che si aprirà domani sera all’Auditorium Scavolini "Tre produzioni che vanno in direzioni diverse ma con rigore e rispetto della partitura".

Quarantasei anni; come la prima finale del Superbowl. Da Pesaro in un’epoca di tensioni e novità il Rossini Opera Festival muoveva i primi passi con una missione ambiziosa e lucida: restituire al mondo il Rossini meno conosciuto e soprattutto rendere giustizia a saccheggi, scempi, tagli, esecuzioni approssimative compiuti negli anni sulle sue partiture, anche quelle più famose. Alla vigilia del Rof 46 (10-22 agosto), il sovrintendente Ernesto Palacio può sorridere e tirare un sospiro di sollievo: il "suo" festival ora viaggia con il pilota automatico.

Palacio, cosa ci può anticipare di questo Rossini Opera Festival?

"Sarà un festival degno del blasone del Rof con tre produzioni che vanno in direzioni diverse. Ognuna di queste userà il palco in maniera differente ma con elementi in comune: il rigore, il rispetto della partitura, il lavoro di squadra, l’amore per Rossin". Ci dica allora cosa ha visto fino ad ora…

"Ho visto una Zelmira incredibile sotto ogni punto di vista: teatrale, musicale che sfrutta lo spazio dell’Auditorium Scavolini in maniera coraggiosa con i cantanti che si muovono a 360 gradi e col pubblico che potrà assistere continuamente ad una scena nella scena, anche quando i cantanti non cantano ma rimangono lì con quella presenza muta che ci aiuta a capire meglio la psicologia del personaggio. Bieito ha fatto un lavoro scrupoloso su ognuno di loro e il risultato è stato sorprendente".

E cos’altro ha visto?

"Ho visto ‘La Cambiale di matrimonio’ di Laurence Dale diversa da quella del 2020, anche perché allora condizionata dal Covid; l’ho trovata molto elegante, sobria e con un rispetto esemplare sia del libretto che della musica: d’altronde parliamo di un regista che è prima di tutto un musicista. Stessa cosa posso dire per ‘L’Italiana in Algeri’ di Rosetta Cucchi, altra straordinaria regista-musicista, che ho trovato colorata, divertente e con elementi di dissacrazione mai ridondanti o fuori posto. Direi che anche quest’anno il Rof offre degli allestimenti di primissima qualità adatti a un pubblico esigente come quello del festival".

E c’è il ritorno dell’Orchestra del Teatro comunale di Bologna.

"Un ritorno atteso che ci fa enorme piacere e che rinnova un amore che ha sempre legato questa grande orchestra al festival".

Ed ora l’acustica del Palafestival. Prova superata?

"Direi di sì, ottimamente nonostante le condizioni. In fondo parliamo di uno spazio enorme con un allestimento dove l’orchestra sta al centro del palco e dove i cantanti si muovono cantando in ogni direzione. Nonostante tutto questo l’equilibrio (il balance in gergo) è buono e soddisfacente".

Quali cantanti dovremo tenere d’occhio?

"Direi tutti ma oltre alle stelle del teatro rossiniano (Barcellona, Bartoli, Scala, Spagnoli), io terrei d’occhio anche l’esordio di Marina Viotti (Emma in Zelmira ndr), e il ritorno di Lawrence Brownlee (Ilo in Zelmira)".

Di nuovo in centro e senza Vitrifrigo Arena.

"Un po’ mi dispiace, non l’ho mai nascosto. L’Arena aveva tanti pregi: l’acustica, la logistica, gli spazi, i parcheggi. Ora faremo a meno delle navette e tutto si svolgerà a tiro di passeggiata; era quello che voleva la città". Come va ai botteghini?

"Siamo soddisfatti. In teatro non abbiamo problemi, anzi. All’Auditorium abbiamo una capienza mai avuta finora e dunque qualche difficoltà a registrare il tutto esaurito c’è".

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