ELISABETTA ROSSI
Cronaca

Amadio (ex Vuelle) assolto da tutto. L’Appello azzera la bancarotta

Sentenza già passata in giudicato: «Chi mi risarcisce?»

Enzo Amadio

Pesaro, 5 aprile 2017 - Questa volta, due punti a canestro li ha segnati lui. Doppia assoluzione per Enzo Amadio, l’ex patron della Vuelle, finito prima in manette e poi a processo per il fallimento risalente al 2005 della storica società di basket pesarese. La prima sentenza è quella della Corte d’Appello di Ancona che, a settembre 2015, lo ha assolto, con formula piena («perché il fatto non sussiste») dall’accusa di bancarotta fraudolenta. Sentenza, divenuta ormai definitiva alcuni giorni fa, che ha travolto il verdetto dei giudici del Tribunale di Pesaro che in primo grado, a dicembre 2012, lo avevano condannato a 4 anni di reclusione, accogliendo quasi in toto le richieste della pm Silvia Cecchi.

Il secondo verdetto favorevole è quello invece del Tribunale di primo grado, sempre di Ancona, davanti al quale Amadio era finito, insieme con altri due coimputati, per la vicenda della Hadd, la società che controllava al cento per cento la squadra di basket. In udienza preliminare, la costola su Hadd era stata stralciata e aveva preso la strada per Ancona. E il 19 ottobre dello scorso anno, i giudici dorici lo hanno assolto, per alcuni capi perché «il fatto non sussiste», per altri per «non aver commesso il fatto», dal reato di bancarotta fraudolenta. Anche questa pronuncia è ormai definitiva, passata in giudicato il 4 marzo di quest’anno.

Una doppia «catarsi» per Amadio, dopo dieci anni di «sofferenze umane e giudiziarie», come dice il suo avvocato di Pescara, Elio Di Filippo. Alla lettura della sentenza dei giudici dorici, Amadio non è riuscito a trattenere le lacrime. «È stato un momento di grande emozione e di riscatto – spiega Di Filippo – assolto da tutte le ipotesi che la Procura di Pesaro aveva concepito». «Spero – commenta Amadio - che la gente ora si sia accorta da dove veniva il marcio». Da dove? «Non lo dico – continua – Certo che se qualche lobby lì a Pesaro mi fosse stata accanto, invece di darmi addosso, tutto questo non sarebbe successo. Volevo la public company, lo dicevo chiaramente e invece qualcuno ha interpretato che volessi Pesaro tutta per me. Continuo a essere un tifoso, ero venuto a Pesaro perché ero un tifoso, l’ho fatto per passione. E ora soffro come tutti i tifosi pesaresi».

E, a proposito, cosa dice ai Biancorossi vista la situazione drammatica che sta vivendo la squadra? «Speriamo che si possa tornare ai fasti di quando c’ero io, tenendo conto che ora il livello è molto più basso rispetto ai miei tempi». «Oggi è giusto riabilitare Amadio – riprende il legale – la sua fama è ancorata al carcere e alle disavventure giudiziarie. Stiamo pensando anche di procedere per chiedere i danni per ingiusta detenzione, visto che alla luce di queste sentenze, quella carcerazione è stata sbagliata». Qualche sassolino nelle scarpe da togliersi? «Diciamo solo che il mio assistito avrebbe potuto avere una vita diversa se qualcuno avesse usato più obiettività al momento giusto».