
Addio a Cesare Moisè Finzi Fu testimone della Shoah
A 93 anni, è morto ieri Cesare Moisè Finzi, primario cardiologo dell’ospedale di Faenza che ha dedicato tutto la vita a testimoniare gli orrori della Shoah che lui stesso aveva vissuto. Era nato nel 1930 a Ferrara e nel 1938 era stato espulso dalla scuola a seguito delle leggi razziali. Poi la fuga, con la famiglia, per evitare la deportazione.
Finzi, nel 1943, scappò infatti dalla propria città con la sua famiglia e quella dello zio. A Ravenna, dove il treno si era fermato a causa del coprifuoco, avevano trovato rifugio a casa di Gino Muratori che il padre aveva conociuto poco tempo prima. Quando raccontava di quella notte, ancora si commuoveva. "Se quella famiglia ci avesse denunciato – aveva ricordato una volta davanti a numerosi studenti – sarebbe diventata ricca. Invece ci ha ospitato e ci ha dato da mangiare. Questo significa essere uomini e donne veri, uomini e donne giusti".
Nel 2020 a Ravenna, era stato insignito della cittadinanza onoraria e aveva parlato davanti a un teatro Alighieri stracolmo di studenti che lo avevano ascoltano in silenzio per due ore. Aveva rivissuto con loro il suo esame di terza media nella scuola pubblica, aveva detto di quando lui e un suo carissimo amico anche lui ebreo, Nello Rieti, che non sarebbe più tornato da Buchenwald, non erano neanche stati menzionati durante l’appello. Dell’umiliazione di essere trattati come inferiori. "Ragionate con la vostra testa. Ecco cosa accade quando si accetta ciò che ci viene detto senza pensare" aveva spiegato a quei ragazzi muti e con gli occhi sgranati.
La famiglia di Cesare Moisè Finzi e quella dello zio dopo la fuga da Ravenna avevano trovato rifugio a Gabicce e grazie alla solidarietà di numerose altre famiglie romagnole e marchigiane erano riuscite a sopravvivere alla guerra e alla deportazione. Dopo la Liberazione avevano fatto ritorno a Ferrara, dove lui si era iscritto al liceo scientifico. "Nell’ottobre del 1945 – aveva ricordato più volte – ho salito le scale del liceo scientifico di Ferrara. Quella volta il mio nome durante l’appello c’era, ma scelsi lo stesso di sedermi in fondo alla classe, perché dopo tutto quello che avevo subito, non sapevo cosa sarebbe successo. Come si sarebbero comportati i miei compagni. Invece quegli anni sono stati meravigliosi".
Successivamente si era laureato in medicina, dedicando la propria vita alla professione medica come cardiologo, creando poi nell’Ospedale di Faenza la prima unità coronarica della Romagna. Cesare Moisè Finzi, dopo quella terribile esperienza vissuta nel periodo del nazifascismo, sentì l’obbligo morale di portare la sua testimonianza affinché quegli orrori non si dovessero ripetere. Così, dall’istituzione della Giornata della Memoria, il 27 gennaio di ogni anno, si è sempre messo a disposizione. Ha scritto anche due libri: ‘Qualcuno si è salvato, ma niente è stato più come prima’ e ‘Il giorno che cambiò la mia vita’. Lo hanno ricordato il sindaco di Faenza, Massimo Isola, di Ravenna, Michele de Pascale, e di Ferrara, Alan Fabbri. Oltre al presidente del consiglio comunale di Faenza, Niccolò Bosi.
Annamaria Corrado