Ancisi: in autotutela la multa la può annullare il Comune

Il capogruppo di LpRa, Alvaro Ancisi, chiede all'amministrazione di annullare i verbali emessi con autovelox non omologati, per sanzioni illegittime.

Non un ricorso. Ma l’annullamento del verbale in autotutela, "basato cioè sulla facoltà di ogni pubblica amministrazione, di annullare i propri provvedimenti quando si rende conto che sono illegittimi o errati, come in questo caso".

Alvaro Ancisi, capogruppo di LpRa, è tornato sulla questione velox e ordinanza della Cassazione del 14 aprile scorso circa l’illegittimità delle sanzioni applicate ai conducenti di veicoli stradali con accertamenti prodotti da dispositivi elettronici dotati di autorizzazione ma non di omologazione, "come quelli in uso nel comune di Ravenna". Il 2 maggio Ancisi, proponendo al consiglio comunale l’ordine del giorno intitolato ’Obbligatorio sospendere gli autovelox e velobox non omologati’, aveva espresso anche l’auspicio che il Comune annullasse, in autotutela, i verbali che avevano impropriamente indotto i cittadini a pagare questo genere di multe, disponendo il risarcimento dei danni loro inflitti.

In tale contesto, Ancisi aveva proposto l’istanza rivolta al Comune dall’ingegner Riccardo Merendi il 27 aprile scorso affinché annullasse in autotutela il verbale con cui gli era stato contestato, "tramite autovelox non omologato", un presunto superamento del limite di velocità avvenuto in via Reale a Mezzano. La risposta del Comune è arrivata martedì tramite polizia locale. In sintesi, Palazzo Merlato ha precisato che "una volta effettuato il pagamento in misura ridotta entro 60 giorni dalla contestazione o notificazione del verbale, rimane preclusa la possibilità d’impugnare l’accertamento dell’infrazione". Cioè il multato, "con il pagamento in misura ridotta, ha fatto acquiescenza anche per eventuali pretese civilistiche".

Al riguardo, Ancisi e Merendi hanno precisato che il fatto che "il pagamento della sanzione equivalga all’ammissione della colpa e precluda qualsiasi ricorso al prefetto o al giudice di Pace, ci era ben noto". Tuttavia "Merendi non aveva prospettato un ricorso: ma chiesto, ben diversamente, l’annullamento del suo verbale in autotutela, basato cioè sulla facoltà, concessa per legge a ogni pubblica amministrazione".