Andrea Rossi morto a 17 anni a Ravenna, i giorni prima era stato due volte in ospedale

La famiglia vuole andare a fondo sulle cause del decesso del 17enne e ha presentato un esposto alla Procura. Non aveva patologie note

Andrea Rossi, il 17enne studente dell’Engim deceduto dopo il bagno in piscina

Andrea Rossi, il 17enne studente dell’Engim deceduto dopo il bagno in piscina

Ravenna, 17 giugno 2020 - Andrea Rossi, nei giorni che hanno preceduto la festa in piscina finita in tragedia, si era recato ben due volte all’ospedale di Ravenna. E in entrambe le occasioni era stato dimesso senza che prima fossero stati effettuati accertamenti approfonditi. Va in questa direzione l’esposto che la famiglia del 17enne morto sabato scorso, a seguito di un malore improvviso dopo un breve bagno nella piscina dello stabilimento balneare Lucciola di Marina di Ravenna, ha presentato alla Procura della repubblica.

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Per scriverlo si è affidata a un legale, l’avvocato Silvia Brandolini. Poche pagine che però aiutano a capire quelle che erano le condizioni del ragazzo. Anzitutto viene precisato che Andrea era un giovane in salute, che non soffriva di patologie pregresse, salvo l’autopsia programmata per oggi non ne scopra di insorte recentemente.

I familiari – che non erano presenti alla festa in piscina – da alcuni giorni avevano notato il ragazzo stanco e un po’ affaticato. Per questo lo avevano accompagnato una prima volta in ospedale, dove era stato sottoposto a un elettrocardiogramma il cui esito sarebbe risultato nella norma. Dopo molte ore di attesa, e nessun altro accertamento effettuato, la famiglia aveva firmato per le dimissioni.

Non prima però che un sanitario avesse consigliato loro di effettuare un altro esame, una radiografia. Successivamente, dunque, nuovo accesso in ospedale e anche in questo caso l’esame non avrebbe palesato particolari problematiche nel ragazzo, mentre i sanitari non hanno valutato di sottoporlo ad esami più approfonditi.

Andrea, forse sentendosi meglio, aveva poi deciso di partecipare il sabato alla festa del fratello della fidanzata. L’esposto dei familiari non conterrebbe riferimenti, invece, alle tempistiche e modalità dei soccorsi, che infatti non avrebbero evidenziato criticità. Da regolamento la piscina del bagno Lucciola, per profondità e caratteristiche, non sarebbe tenuta ad avere il bagnino a bordo vasca.

E comunque un addetto viene impiegato, e sabato pomeriggio era presente nel momento in cui il ragazzo si è sentito male. Lo stesso, abilitato da un apposito corso sostenuto di pronto intervento, ha tentato una pratica rianimatoria col defibrillatore che lo stabilimento ha in dotazione. Già dopo due minuti era intervenuta l’ambulanza, mentre dopo una dozzina di minuti è arrivato anche il medico del 118. Ma la corsa in ospedale si è rivelata inutile. Poche parole, per il momento, da parte del gestore del Bagno Lucciola, Andrea Celli, sentito ieri pomeriggio dai carabinieri di Marina.

Contattato, non entra nei dettagli dell’accaduto, limitandosi a precisare che "c’è un video che ha ripreso tutto, ed è nelle mani delle forze dell’ordine". Il gestore aggiunge, a nome di tutto lo stabilimento: "in questo momento siamo vicini alla famiglia del ragazzo per la tragedia accaduta, da parte nostra riteniamo di avere fatto tutto quanto era nelle nostre possibilità".