Arriva il tour de France, una mostra lo celebra

Un’esposizione a Palazzo del Podestà dedicata a 22 protagonisti del pedale faentino: da Vito Ortelli e Aldo Ronconi a Manuele Tarozzi

Arriva il tour de France, una mostra lo celebra

Arriva il tour de France, una mostra lo celebra

Due settimane tinte di giallo: Faenza saluta l’imminente passaggio del Tour de France, il prossimo 30 giugno, durante la tappa Cesenatico-Bologna, con una mostra al Palazzo del Podestà che ripercorre l’epopea della bicicletta in Romagna: ‘Faenza, Faïence, biciclette verso il Tour de France’, organizzata da Comune, Società ciclistica faentina e Consulta della bicicletta, inaugurerà il prossimo 14 giugno alle 18, alla presenza della storica voce del ciclismo in Rai Beppe Conti. Il curatore della mostra, Oscar Dominguez, ricorda con un velo di commozione il suo arrivo in Italia dall’Argentina venticinque anni fa, e quel primo studio concessogli gratuitamente da un faentino appena conosciuto: "Quell’uomo era Giuseppe Minardi". ‘Pipaza’ è uno dei ventidue protagonisti della mostra dedicata ai professionisti del pedale faentino: insieme a lui ovviamente Vito Ortelli e Aldo Ronconi, il quattro volte vincitore di tappa alla Vuelta a España Umberto Drei, per arrivare alla generazione degli anni ‘70, con Renato Laghi e Giovanni Cavalcanti, fino a Davide Cassani e a Manuele Tarozzi, attualmente impegnato al Giro.

La storia del ciclismo si intreccia con la vita sociale di una porzione di Romagna dove la densità di bici da corsa non ha paragoni italiani. "Qui ebbe luogo la prima manifestazione indetta da un gruppo di ciclisti – ricorda il presidente del consiglio comunale Niccolò Bosi – nel 1894, capitanata da Alfredo Oriani, e sempre in quell’anno nacque un bar per cicloamatori". Quelle prime bici d’epoca, provenienti dalla collezione di Vincenzo Collina, sono protagoniste della mostra che accompagna l’arrivo del Tour, insieme a maglie, trofei e giornali del periodo. Quando si tratta di manifestazioni sportive di respiro mondiale l’Italia spesso ‘perde la ruota’: vedesi il caos Milano-Cortina o il doppio passo indietro olimpico per i Giochi 2020 e 2024. Il ciclismo è stato però capace di invertire la rotta: "Mentre nel 2020 il mondo era in lockdown riuscimmo a organizzare il mondiale fra Imola e Riolo Terme in appena 22 giorni – ricorda l’ex-direttore di corsa del Giro Raffaele Babini –. Fu un successo sportivo, di pubblico, e anche economico. È allora che la Romagna ha convinto i francesi: il Tour poteva partire da qui. Ringrazio chi ha reso possibile il mantenimento del percorso originario, con le salite del Monticino e della Gallisterna, nonostante tutto quello che è successo in collina un anno fa".

Fra gli ex-professionisti presenti è già ‘febbre Tour’: Giovanni Cavalcanti – per lui due partecipazioni alla ‘Grande Boucle’ negli anni ‘70 – e Renato Laghi non si sottraggono a un pronostico. I due, così come Giovanni Fabbri e Luigi Sarti, quest’ultimo in gara al Tour del ‘62, non hanno dubbi su chi sia il favorito: "Tadej Pogacar, ovviamente". Secondo Laghi "passerà da Faenza già in maglia gialla, dopo aver vinto la prima tappa". Ma attenzione al danese Jonas Vingegaard: "Torna da una brutta caduta, ma se supera indenne la prima settimana potrà giocarsi la vittoria finale", analizza Cavalcanti.

Il Tour 2024 sarà la prima gara a cui prenderanno parte tutti i fenomeni del ciclismo contemporaneo: Pogacar e Vingegaard appunto, ma anche Remco Evenepoel, Primož Roglic, Mathieu Van der Poel e forse Wout Van Aert. Ma c’è anche chi sogna la partecipazione di Isaac Del Toro, 20enne messicano dal talento trascinante: "Chi non vorrebbe vedere un corridore che in salita ha le sue doti" commenta Raffaele Babini. Nonostante le fatiche italiche di Pogacar e le cadute da cui sono reduci Vingegaard, Roglic ed Evenepoel, gli ex-pro romagnoli non hanno dubbi: "Uomini come Jorgenson, Carapaz e Hindley potranno rendersi protagonisti in qualche tappa, ma la vittoria finale sarà appannaggio di un uomo del gruppetto dei ‘fenomeni’".

Filippo Donati