REDAZIONE RAVENNA

Auto della ex a fuoco, subito a processo

Concluse le indagini dopo l’episodio dell’estate scorsa a Reda: un 39enne risponderà di maltrattamenti, stalking e incendio aggravato

Auto della ex a fuoco, subito a processo

Maltrattamenti aggravati andati avanti dal gennaio 2016 all’agosto 2020. E poi stalking dalla separazione fino al luglio scorso. Ma soprattutto quell’incendio aggravato che gli era costato l’arresto. La procura ravennate ha chiuso con un giudizio immediato le indagini a carico del 39enne di Meldola accusato di avere dato fuoco nella notte tra il 27 e il 28 luglio scorso a Reda di Faenza all’auto della ex: la vettura era andata completamente carbonizzata e le fiamme si erano in parte propagate anche all’adiacente abitazione della donna. Il processo a carico dell’imputato – difeso dagli avvocati Marco Gramiacci e Stefano Rolli – è stato fissato per inizio marzo davanti al tribunale di Ravenna in composizione collegiale. Il 39enne ha però la possibilità di chiedere entro 15 giorni di potere essere giudicato con un rito alternativo: il che, in caso di condanna, gli garantirà lo sconto di un terzo della pena. In ogni modo la donna, tutelata dall’avvocato Silvia Brandolini, avrà a sua volta la possibilità di costituirsi parte civile.

I primi sospetti sul conto del 39enne si erano materializzati in ragione di una circostanza medica: era stato ricoverato in ospedale a Faenza, cioè abbastanza distante dalla sua residenza, con ustioni di primo grado sul 36% del corpo giusto poco dopo il rogo. Le fiamme si erano sviluppate attorno alle 2: la donna per fortuna in quel momento si trovava in vacanza al mare fuori regione. Poco dopo i carabinieri della Stazione di Granarolo Faentino avevano saputo dell’accesso dell’uomo al pronto soccorso manfredo a causa delle estese bruciature. Da Faenza il 39enne era stato poi trasferito al centro grandi ustionati del Bufalini di Cesena. Ai medici in maniera confusa aveva detto di essersi bruciato genericamente con della benzina senza però sapere spiegare come, dove e quando. Gli inquirenti – coordinati dal pm di turno Silvia Ziniti – avevano allora fatto scattare accertamenti tecnici su auto e abiti. Ma anche in attesa dei risultati, su richiesta della procura il gip Corrado Schiaretti ai primi di agosto aveva emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere per pericolo di reiterazione del reato (poi l’uomo era andato ai domiciliari).

Del resto il quadro era stato ritenuto esaustivo alla luce di una ulteriore circostanza emersa dalle verifiche: il 22 luglio scorso il tribunale di Ravenna aveva emesso un provvedimento di affidamento esclusivo della prole a favore della donna con l’obbligo per l’uomo di versare 350 euro mensili di mantenimento. La somma, come disposto dal tribunale, avrebbe potuto essere prelevata dallo stipendio del 39enne: e così circa 24 ore prima del rogo, l’atto era stato notificato al datore di lavoro dell’uomo a Forlì. In definitiva per il giudice era molto difficile ipotizzare che una terza persona potesse avere incendiato l’auto della donna e che negli stessi istanti l’ex compagno, peraltro di Meldola, si fosse ustionato proprio a Faenza. Del resto dalle telecamere di sicurezza era emerso che il 28 luglio all’1.43 l’auto del sospettato si stava dirigendo proprio in direzione della città manfreda.

Il resto delle contestazioni che si trovano nel decreto di giudizio immediato chiesto dal pm Cristina D’Aniello e disposto dal gip Schiaretti, era giunto per bocca della stessa parte offesa, la quale, una volta sentita a verbale, aveva tratteggiato un rapporto fatto a suo dire di soprusi, umiliazioni e violenze psicologiche (sia nel corso della convivenza che in seguito) con l’allora compagno che l’avrebbe a più riprese accusata di essere una campagnola, di non sapere fare nulla, di rubare lo stipendio. L’uomo l’avrebbe inoltre via via isolata da amici e familiari. Nel novembre 2020 sotto casa, le avrebbe pronunciato minacce di questo tenore: "Vuoi che ti dia le botte? Sono disposto anche ad andare in galera basta che non ho più niente da condividere con te". E sul mantenimento, le avrebbe detto che era disposto a "buttarsi giù dal ponte di Meldola piuttosto che darle i soldi". Ora sappiamo che l’epilogo della vicenda è stato tutt’altro.

Andrea Colombari