
Cacciatore senza licenza, due nei guai
Un fucile che passa di mano durante due battute sulle colline di Riolo Terme, da un cacciatore a cui erano stati revocati porto d’armi e licenza di caccia, al legittimo proprietario, un altro cacciatore. E poi, a casa del primo, un congelatore pieno di uccelli di piccola taglia, anche protetti: cinciallegre, cardellini, capinere, pettirossi, fringuelli e zigoli. Poco lontano, munizioni e polvere da sparo. Per questo due cacciatori, un 57enne di Riolo e un 56enne di Imola, ieri sono stati condannati dal giudice Natalia Finzi (Vpo Katia Ravaioli) rispettivamente a un anno e 7 mesi di reclusione e a un anno e 5 mesi con sospensione condizionale. Il primo, difeso d’ufficio dall’avvocato Marina Tambini, era finito a processo per porto d’arma abusivo, esercizio dell’attività venatoria con porto d’arma abusivo, detenzione abusiva di munizioni e ricettazione, da cui poi è stato assolto; mentre il secondo era finito a processo per esercizio dell’attività venatoria con porto d’armi abusivo in concorso. Nel processo si erano costituite parte civile Anpana (Associazione nazionale protezione animali natura ambiente) con l’avvocato Maria Morena Suarìa e Nogez (Nucleo operativo guardie eco zoofile) con l’avvocato Daniela Gentile, del Foro di Foggia.
Gli episodi contestati ai due cacciatori sono due e risalgono al 16 e al 23 settembre 2018. Per quanto riguarda il primo, nel giorno di apertura della caccia sulle colline riolesi, due guardie venatorie hanno raccontato di aver udito uno sparo e di aver visto il passaggio di un fucile dal 57enne, noto e con precedenti specifici al 56enne, legittimo proprietario dell’arma. Pochi giorni dopo, nello stesso posto, le stesse guardie venatorie avrebbero visto un altro passaggio di mano del fucile ma senza aver udito gli spari. Da qui l’accusa di porto d’armi abusivo ed esercizio dell’attività venatoria con porto abusivo in concorso. Durante una successiva perquisizione nell’abitazione del 57enne, poi, sono state trovate munizioni sparse e un congelatore con dentro un centinaio di uccelli di specie protette e non solo. Da qui le contestazioni della detenzione abusiva delle munizioni e della ricettazione.
La Procura aveva chiesto 20 giorni per il 56enne di Imola, per il quale l’avvocato che lo difendeva d’ufficio aveva chiesto l’assoluzione in quanto il fucile era da lui legittimamente detenuto e al più la contestazione dell’omessa custodia di armi con il minimo della pena e le attenuanti generiche, non essendo dimostrata la consegna dell’arma e non dimostrato che sapesse della revoca di porto d’armi e licenza di caccia del 57enne. Per quest’ultimo la Procura aveva chiesto due anni. L’avvocato Tambini aveva invece chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto perché mancherebbe la prova che il suo assistito d’ufficio abbia utilizzato l’arma. Quanto alle munizioni aveva chiesto che si potesse contestare al più l’omessa custodia. Infine, sulla presenza dei volatili, aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste in quanto è stato desunto che qualcuno gli avesse consegnato questi uccelli che comunque non erano tutti protetti. Il giudice ha assolto il 57enne per la ricettazione ma ha condannato entrambi i cacciatori per tutto il resto. E alla fine il 57enne è stato condannato a un anno e 7 mesi; un anno e 5 mesi, invece, per il 56enne.
Milena Montefiori