REDAZIONE RAVENNA

Diffamazione al partigiano Bulow. Condannato lo scrittore Stella: "Me l’aspettavo, scriverò ancora"

Definì Arrigo Boldrini "boia di Codevigo" in riferimento alla strage di civili nell’immediato dopoguerra. Dovrà risarcire il figlio Carlo. L’avvocato Maestri: "Accertata la portata diffamatoria di gravi dichiarazioni".

Definì Arrigo Boldrini "boia di Codevigo" in riferimento alla strage di civili nell’immediato dopoguerra. Dovrà risarcire il figlio Carlo. L’avvocato Maestri: "Accertata la portata diffamatoria di gravi dichiarazioni".

Definì Arrigo Boldrini "boia di Codevigo" in riferimento alla strage di civili nell’immediato dopoguerra. Dovrà risarcire il figlio Carlo. L’avvocato Maestri: "Accertata la portata diffamatoria di gravi dichiarazioni".

Lo scrittore ravennate Gianfranco Stella, noto per varie opere sui crimini partigiani nel dopoguerra, è stato condannato dal Tribunale di Ravenna per diffamazione a 600 euro di multa per avere definito via Facebook, come già in precedenza alcuni suoi libri, il comandante Arrigo ‘Bulow’ Boldrini, già membro della Costituente e parlamentare del Pci, "boia di Codevigo" (la Procura aveva chiesto 4 mesi). Lo scrittore dovrà inoltre risarcire 5.000 euro più una provvisionale di 3.000 euro al figlio di Bulow, Carlo, oltre alle spese legali. A dibattimento ci si era arrivati perché Stella si era opposto a un decreto penale di condanna.

Secondo l’avvocato di parte civile Andrea Maestri, attraverso l’epiteto "boia", a Bulow erano state attribuite le esecuzioni sommarie avvenute a Codevigo (Padova) dopo la guerra, nella primavera del 1945: più di 100 persone disarmate tra civili ed ex appartenenti alla Gnr, molti dei quali ravennati. Per l’avvocato difensore Luca Tadolini (ieri in aula sostituito dalla collega Beatrice Sodi), invece Stella viene perseguitato perché ha fatto studi rigorosi sui delitti partigiani. Ieri, dopo la lettura del dispositivo, Stella ha commentato l’ennesima condanna inflittagli dal tribunale della città in cui vive e pubblica le sue opere: "Non è la prima volta che vengo condannato a Ravenna", commenta lo scrittore, aggiungendo con amarezza: "Oggi la magistratura è schierata, un tempo non era così". Alla domanda se si aspettasse questo esito, risponde: "Sì, me l’aspettavo. Non sono sorpreso, anche se non è stato applicato il principio del ne bis in idem, perché per lo stesso fatto, nel 1992, ero già stato assolto con sentenza confermata dal Tribunale di Bologna".

Quella di Ravenna, spiega, è la decima causa, tra procedimenti civili e penali, che lo coinvolge. Alla domanda se continuerà a scrivere su questi temi, Stella confessa: "Non volevo più scrivere. Avevo archiviato tutto, amareggiato da quanto stava accadendo. Ogni volta trovarsi davanti a un giudice non è facile". Ma poi, spiega, ha cambiato idea: "Ho pensato che non potevo lasciare le cose a metà. Sto lavorando a un nuovo libro. Ho già pubblicato la copertina sui social e ha ricevuto molti apprezzamenti. È una monografia sui partigiani che hanno ucciso più di cento persone. Rassicuro tutti: Bulow non compare. Dovrebbe uscire in autunno ed è il mio ultimo lavoro".

Sull’altro fronte, soddisfazione viene espressa dall’avvocato Andrea Maestri, che tutelava come parte civile Carlo Boldrini: "Anche in sede penale, dopo le sentenze civili, è stata accertata la portata gravemente diffamatoria delle affermazioni dello Stella". Quando fu sentito dal giudice, Carlo Boldrini ammise che vi erano state uccisioni di civili, sostenendo tuttavia che il padre ne avesse proibito l’attuazione. La difesa dello scrittore – già condannato a Ravenna per avere definito killer un partigiano di Reggio Emilia – riteneva che il principio di responsabilità gerarchica dovesse valere per i criminali nazisti, ma anche per i capi partigiani, in riferimento alle azioni compiute sotto il loro comando.

Lorenzo Priviato