Ex Sarom, assalto finale. Iniziata la demolizione della seconda Torre Hamon

Nonostante gli appelli lanciati da associazioni e architetti l’enorme pinza ha cominciato l’opera di abbattimento: entro una ventina di giorni sarà tutto finito.

Ex Sarom, assalto finale. Iniziata la demolizione della seconda Torre Hamon

Ex Sarom, assalto finale. Iniziata la demolizione della seconda Torre Hamon

È giunto il momento della distruzione anche per la seconda torre Hamon nell’area della ex raffineria Sarom: il lavoro di demolizione è iniziato ieri mattina con l’enorme pinza che ha cominciato ad operare a sessanta metri d’altezza. Si chiuderà così definitivamente, entro una ventina di giorni e con tanto amaro in bocca per molti, un capitolo di storia industriale di Ravenna, una storia (comprensiva anche del petrolchimico Anic) che se da una parte ha portato con sé conseguenze gravi (non avvertite all’epoca) dal punto di vista ambientale e della salute pubblica, dall’altra è stata il motore della trasformazione economica e quindi sociale della città e dei suoi abitanti. Con la demolizione delle due torri (nell’area verrà allestito un campo fotovoltaico per fornire energia elettrica al porto) scompariranno infatti anche gli ultimi manufatti rimasti dell’ex raffineria dove lo smantellamento delle strutture in ferro, dei serbatoi, delle voluminose serpentine e torri è stato portato a compimento all’inizio di questo secolo. Le torri erano state lasciate quali possibili manufatti da conservare come archeologia industriale, ma ben presto, già una quindicina di anni fa, emerse l’enorme costo di un eventuale consolidamento e restauro per renderle fruibili al pubblico.

Le operazioni di demolizione sono iniziate alla vigilia di Pasqua, subito dopo la comunicazione di ‘avvio lavori’ fatta da Eni, proprietario dell’area, al Comune. Immediata la contestazione da parte di Italia Nostra che ha anche organizzato una serie di iniziative pubbliche cui hanno aderito altre associazioni culturali e ambientaliste. Sia l’appello alla sospensione dei lavori sia la documentata segnalazione fatta da Italia Nostra in Procura non hanno sortito alcun effetto; Italia Nostra aveva chiamato in causa pure la Soprintendenza che aveva risposto di essere all’oscuro di quanto stesse accadendo (nonostante quanto stava apparendo da qualche giorno sui quotidiani) e che avrebbe chiesto informazioni al Comune. In effetti la soprintendente Federica Gonzato il 28 marzo ha inviato una lettera all’Amministrazione comunale per conoscere la data di costruzione delle torri.

Un intervento della Soprintendenza sarebbe stato infatti giustificabile solo se le torri fossero state costruite da oltre 70 anni e si trovassero su terreno pubblico. Sui tempi di costruzione, è ben documentato che la raffineria è entrata in attività nel primo semestre del 1952: a quella data, ovvero 72 anni fa, è altrettanto certo e fotograficamente documentato, che almeno la torre più a nord-est, ovvero quella la cui demolizione è appena iniziata, era già costruita. Fino a fine anno 2023 la proprietà dell’area era con certezza in capo all’Eni (aveva acquistato la raffineria Sarom negli anni 80): all’inizio di dicembre aveva accettato la proposta di acquisto da parte dell’Autorità Portuale per un controvalore di sei milioni e 400mila euro; a metà dicembre Autorità Portuale aveva versato una cauzione pari al 10%, ovvero di 640mila euro, in vista del saldo finale al rogito una volta concluse le operazioni di demolizione.