
Faenza-Firenze, linea fragile. Treni a singhiozzo per le frane. I pendolari: "È un calvario"
È ripartita il 27 dicembre la linea Faenza-Firenze, a sei mesi dalle alluvioni che già il 2 maggio ne imposero la chiusura per via delle molte frane che minacciavano il tracciato dei binari. Ad aver consentito ai treni di rimettersi in marcia è il sistema di monitoraggio degli smottamenti messo a punto dal Cnr, i cui algoritmi lanciano un allarme ogniqualvolta una delle frane si rimette in movimento. La percorrenza sulla linea può poi essere sospesa in caso di allerta meteo di colore rosso o arancione, ipotesi quest’ultima già verificatasi lo scorso fine settimana. Mentre l’allerta meteo viene emessa con un preavviso di alcune ore, nel caso invece l’allarme arrivi dal sistema di monitoraggio delle frane la sospensione dei treni è immediata, con tutti gli inconvenienti che questo comporta nel reperire i bus sostitutivi. Il sistema, inizialmente accolto con un sospiro di sollievo, a fronte delle difficoltà emerse nei giorni scorsi nel mettere a disposizione gli autobus ha poi causato valanghe di proteste; continuerà tuttavia a essere la norma fino a quando non saranno messe in sicurezza quelle porzioni di Appennino a rischio di franare sui binari.
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Ravenna, 11 gennaio 2024 – Sono appena le sei del mattino quando sull’Appennino romagnolo una coppia di fanali fende il buio: è il treno che come ogni giorno dal 1888 accompagna studenti e pendolari dai borghi montani di San Martino in Gattara, San Cassiano, Fognano e Brisighella fino alla città di Faenza. La geologia ha fatto di questa vallata un territorio affascinante; la ferrovia l’ha resa una porzione di Appennino dove la vita era fino a poco tempo fa più semplice che altrove. Lo stop di sei mesi imposto ai treni ha però allungato i tempi di percorrenza e accorciato le giornate di molti residenti.
"Tanti forse non saprebbero collocare il nostro borgo su una mappa – raccontano le madri di alcuni bambini residenti a San Martino, che il terremoto di settembre obbligò per alcuni giorni a fare lezione a Brisighella, inconveniente amplificato dall’assenza di treni – ma noi siamo felici di vivere qui, in mezzo alle montagne e alla natura, a poco più di mezzora da Faenza". È là che quei bambini, diventati più grandi, frequenteranno le scuole superiori. "A patto però di poter salire sul treno".
Sono proprio i giovanissimi, i cui volti affollano le carrozze, a pagare le conseguenze più amare per l’incubo delle frane sui binari: pochi giorni fa molti di loro sono rimasti appiedati perché non hanno trovato posto sul bus sostitutivo messo in campo da Trenitalia in occasione dello scattare dell’allerta. "Comprendiamo che occorra tempo per ricucire le ferite dell’Appennino – spiega la madre di uno studente 14enne, accompagnato a scuola in auto alcuni giorni fa assieme ad alcuni compagni –, ma questa non può essere la normalità. Il nostro auspicio è che a settembre i treni possano viaggiare regolarmente".
Scendendo più a valle, si incontra Brisighella, borgo medievale che è un gioiello dell’Appennino, arrampicato sulle falde della Vena del Gesso diventata recentemente Patrimonio dell’umanità Unesco. In altri tempi qui, oltre ai pendolari e agli studenti, si sarebbero notati anche i volti di parecchi turisti: Brisighella sarebbe infatti una delle tappe del Treno di Dante, convoglio storico entrato in funzione nel 2021, le cui carrozze sono ora su un binario morto: "Impossibile organizzare le prenotazioni quando non abbiamo la certezza che i treni possano viaggiare", spiega Davide Missiroli per il consorzio di aziende che cura il progetto. "Nessuno acquisterebbe i nostri biglietti. Per il settore turistico è un dramma nel dramma, ce ne rendiamo conto. Ma abbiamo le spalle al muro".
Da parte sua Rete ferroviaria italiana ha fatto sapere che la sopravvivenza della ferrovia faentina non è in discussione: "Non si investono quindici milioni di euro per ripristinare una linea se non si è certi del suo futuro". Sette mesi dopo lo scatenarsi del pericolo frane è lecito domandarsi a chi tocchi mettere mano alle ruspe in quelle porzioni di collina che incombono sui binari. "Ci aspettiamo che la struttura commissariale affronti questo tema – implora il sindaco di Faenza Massimo Isola –. Non possiamo attendere che i singoli proprietari si accollino lavori di quella portata; perfino i Comuni non potrebbero affrontarli. L’Appennino sta uscendo dai radar, dobbiamo raddrizzare la rotta. Da ragazzo cresciuto in montagna che ogni giorno passava ore sul bus dico che quel treno fa la differenza per gli studenti della vallata. C’è un forte rischio dispersione scolastica e non dobbiamo accettare che finisca così".