
Ragazzi in una discoteca, in una foto di repertorio. La maxi inchiesta riguardava anche i locali notturni
Ravenna, 19 luglio 2025 – Due legali rappresentanti della società rinviati a giudizio con processo al via a metà gennaio. Si è chiusa così l’udienza preliminare legata al procedimento per bancarotta fraudolenta in merito al fallimento della Mib Service srl di Ravenna, l’azienda fornitrice di manodopera per ristoranti e locali notturni già finita al centro di una maxi inchiesta della guardia Finanza che ha portato a processo una sessantina di imprenditori del settore perlopiù turistico tra albergatori, ristoratori, titolari di stabilimenti balneari, discoteche e locali molto noti nell’ambito di un sistema - in testi accusatoria - caratterizzato da reati fiscali e basato sulla somministrazione illecita di manodopera, l’emissione di false fatture, finti licenziamenti per ottenere la disoccupazione con conseguente truffa ai danni dell’Inps.
In quanto al filone fallimentare, vede imputati un 42enne di Forlì, difeso dall’avvocato Marco Guerra, e un 50enne di Faenza, assistito dall’avvocato Maria Cristina Colonnelli.
La parte offesa è rappresentata dalla stessa Mib Service, attraverso il curatore fallimentare tutelato dall’avvocato Guido Pirazzoli: non comparirà tra le parti civili per avere già raggiunto, grazie a una transazione, un accordo risarcitorio.
L’accusa principale riguarda la bancarotta per distrazione: i due imputati per la procura avrebbero dissipato oltre 1,8 milioni di euro, anche per operazioni immobiliari nell’ambito del progetto Darsena. Di questa somma - prosegue l’accusa - 225 mila euro sarebbero stati utilizzati per acquistare un lotto edificabile in via Perilli, successivamente ceduto alla società Le.Ma, riconducibile agli stessi rappresentanti della Mib Service.
Un altro milione e mezzo di euro sarebbe stato trasferito alla Le.Ma mediante pagamenti non giustificati, fino a portare la Mib al fallimento. A questi capi d’imputazione, si aggiungono ulteriori reati fallimentari, tra cui la mancata richiesta di fallimento già nel 2018 nonostante l’evidente dissesto economico. Il ritardo avrebbe aggravato la crisi finanziaria dell’azienda, rendendo irreversibile il tracollo.
Inoltre, tra il 2013 e il 2019, sarebbero state emesse fatture false al fine di consentire agli imprenditori associati – 64 imputati nel procedimento parallelo – l’evasione dell’Iva e dell’Ires, simulando contratti di appalto e generando plurime truffe ai danni dello Stato, con falsi licenziamenti per ottenere indebitamente sussidi di disoccupazione. Già nel novembre 2021, la Mib Service era stata colpita da una misura interdittiva, con la nomina di un commissario giudiziario che aveva constatato l’irreversibilità dello stato di insolvenza, proprio a causa di queste operazioni ritenute illecite.