Il disagio psichico dei più giovani: "La pandemia lo ha fatto emergere. I nostri sabati sui lidi per aiutarli"

L’estate dell’unità di strada del centro adolescenza dell’Ausl: 4.000 ragazzi incontrati, 1.200 alcoltest "Non ci interessa stanare chi beve ma parlare con loro per far sì che si affidino a noi, così da intercettarli".

Il disagio psichico dei più giovani: "La pandemia lo ha fatto emergere. I nostri sabati sui lidi per aiutarli"

Gli operatori in una delle serate a Marina di Ravenna

Adolescenti e giovani adulti al centro di una rete sempre più coordinata di servizi alla persona e supporto che coinvolge amministrazione comunale, Ausl e terzo settore. Per assicurare il benessere delle giovani generazioni è necessario infatti coinvolgere tutte le istituzioni. A questo scopo a Ravenna è attivo il ‘Tavolo adolescenza’ che riunisce Ausl, Comune di Ravenna, servizi sociali, Centro per le famiglie e scuole.

"È molto importante fare rete sul territorio e con il territorio: con il tavolo adolescenza ci riuniamo regolarmente e ognuno fa la sua parte per costruire un percorso condiviso" spiega Sara Sternini, psicologa e psicoterapeuta che dirige il centro adolescenza Mylab 14-25 e coordina l’unità di strada. "Quando si parla di adolescenti non si può lavorare stando solo in ambulatorio, bisogna uscire e raggiungere i ragazzi nei luoghi in cui loro vivono e si divertono. ’Unità di strada’ è un progetto riconosciuto a livello regionale e ha il compito di fornire materiale informativo, indirizzare verso i servizi di prossimità ed educare ai corretti stili di vita. Nell’estate appena trascorsa abbiamo fatto circa una ventina di serate con un infopoint in viale delle Nazioni a Marina di Ravenna, prevalentemente nei sabati sera e festivi ma anche qualcuna durante la settimana. Siamo soddisfatti di com’è andata la stagione: abbiamo registrato circa 4.000 ’agganci’ e 1.200 etilometri. Una volta l’etilometro era il fine dell’intervento mentre oggi è lo strumento per agganciare il giovane e parlargli dei sani stili di vita. Parliamo sia dei rischi connessi all’uso di alcol e sostanze stupefacenti sia di malattie sessualmente trasmissibili e forniamo una mappatura dei servizi utili. Loro fanno tante domande e soprattutto abbiamo constatato che si fidano di noi, grazie anche al fatto che vedono sempre le stesse facce e l’infopoint anche durante l’inverno quando andiamo davanti alle scuole o nei parchi. L’obiettivo è proprio farci riconoscere come adulti di riferimento e far capire che noi siamo presenti e pronti ad aiutarli".

La fiducia nelle istituzioni è un tema sicuramente caldo del rapporto tra adolescenti e adulti, capita infatti che i più giovani abbiano timore a rivolgersi a chi di dovere, ma la dottoressa racconta che "sempre più spesso sono gli amici della persona in difficoltà a chiamarci. Magari sono preoccupati perché l’amico ha bevuto troppo, non sanno se chiamare il 118 ma invece di abbandonarlo vengono da noi perché sanno che possiamo assisterli e indirizzarli. In equipe abbiamo anche degli infermieri, ma spesso basta stargli accanto, fornire uno spazio tranquillo o aspettare che arrivi il genitore. In quel caso poi si riesce anche ad avere un contatto con la famiglia ed eventualmente fornire anche a loro gli strumenti per aiutare".

L’unità di strada è attiva anche durante la notte rosa, evento clou della movida e del divertimento nei lidi ravennati e non solo: "Abbiamo proposto, con molto successo, una stanza di decompressione detta ‘chill out’. La folla e la musica alta possono infatti creare stati d’ansia e, in collaborazione con la Croce Rossa, mettiamo a disposizione questo spazio calmo per rilassarsi. A fronte di un consumo di alcol e sostanze piuttosto stabile negli anni, quello che sta aumentando è proprio il bisogno sul piano emotivo. Ansie, fobie e disturbi psichici sono più frequenti tra i giovani, sembra che l’emergenza sanitaria da Covid-19 abbia scoperchiato un disagio diffuso che prima c’era ma era nascosto. Per questo non ci interessa stanare i ragazzini che bevono, ma incontrarli e fare sì che si affidino a noi, così da poterli intercettare precocemente e fornire un’assistenza che non è mai solo sanitaria ma deve essere socio-sanitaria".

Valeria Bellante