Il referendum sul divorzio. Mingozzi: "Vittoria per i diritti"

Accadde 50 annni fa. "Ravenna con il più alto numero di voti contro l’abolizione"

Cinquanta anni fa, il 12 e 13 maggio del 1974, venne scritta un’importante pagina della storia italiana con il primo referendum abrogativo sul tema del divorzio. A vincere fu il no di 19 milioni, il 59,1% della popolazione, con Ravenna che registrò un’altissima affluenza alle urne e fu tra i i comuni con il più alto numero di voti contrari: 71.657 voti per una percentuale del 79,73%. "Il risultato nel comune di Ravenna fu un grande esempio a difesa di una legge che salvaguardava il diritto di scelta" sottolinea per il Pri Giannantonio Mingozzi. "Per molti di noi, allora ventenni o giù di lì, fu la prima vera esperienza di partecipazione ideale e politica, nel pieno degli anni di piombo e ancora avvolti dalla contestazione studentesca, ma convinti che la concezione democratica e laica dei diritti civili avrebbe trionfato. Mi piace sottolineare tre aspetti di quella battaglia referendaria.

Il primo, l’invito della Cei (i vescovi italiani) a scendere in campo per l’abrogazione non provocò una guerra di religione, ma grazie ad alcuni esponenti prestigiosi, tra i quali l’arcivescovo di Ravenna, il confronto divenne sereno e civile; lo intervistammo e le sue risposte, pur allineate all’ufficialità della Chiesa, mostrarono una schietta disponibilità al dialogo e la preoccupazione di evitare nuove crociate. Fummo grati anche ad Aldo Preda per aver raccolto adesioni di cattolici ravennati (tra i quali 47 sacerdoti) per il ’No all’abrogazione’, un atto di coraggio per affermare i valori di convivenza civile e di libertà religiosa essenziali per la democrazia. Il secondo: il fronte del no, composito e variegato, chiamò a Ravenna i massimi esponenti politici di allora, da Ugo La Malfa e Oddo Biasini a Enrico Berlinguer, ed altrettanto si caratterizzò lo schieramento del ’sì’. Il terzo fu la straordinaria partecipazione dei giovani ad ogni iniziativa, e infine quella tenda dei giovani repubblicani che per dieci giorni, in via Diaz, ricordò ai ravennati di esprimere ’un sereno no dalla coscienza umana del paese’".