REDAZIONE RAVENNA

Magazzino sott’acqua. I volontari ‘Amici di Paride’:: "Attrezzi nel fango. Abbiamo perso tutto"

Dopo la seconda alluvione del 2023 il gruppo aveva scelto come base il poligono per il tiro a segno di via San Martino a Faenza. Ma il Marzeno ha inondato gli spazi: "Adesso è tutto da buttare".

Il poligono per il tiro a segno di via San Martino, divenuto magazzino, nel fango

Il poligono per il tiro a segno di via San Martino, divenuto magazzino, nel fango

Dopo la seconda alluvione del 2023 il poligono per il tiro a segno di via San Martino a Faenza, distrutto dalla piena dei fiumi, fu trasformato in un deposito per i materiali del gruppo di volontari degli ‘Amici di Paride’, squadrone che si era consolidato negli anni quale nucleo di volontari proveniente da varie regioni d’Italia, decisivo in molte delle situazioni più complicate.

Oggi quello che era diventato il loro magazzino è completamente distrutto: tonnellate di materiali per il soccorso alla popolazione sono finiti sommersi dalla piena del Marzeno, esondato a pochi metri da lì, a monte del Ponte Verde.

La devastazione creata dalle acque in Borgo qui si presenta all’ennesima potenza: le onde di fango hanno di nuovo raggiunto e scrostato il soffitto in molte parti della decina di ambienti, taluni enormi, che compongono il complesso.

"È tutto da buttare – ripete sconsolato Paride Maccarinelli, soccorritore navigatissimo eppure, per la prima volta, visibilmente provato –. Qui c’erano tutti i materiali che avremmo utilizzato per aiutare i faentini". Sotto il fango non ci sono solo pale e carriole: gli ‘Amici di Paride’ – muratori, elettricisti, carpentieri, idraulici – a Faenza erano diventato noti anche per il grande numero di interventi complessi eseguiti, alcuni dei quali avevano ad esempio consentito l’abbattimento di un intero piano seminterrato per evitare che questo collassasse incontrollato su quello sottostante. "Anche ora sono partito appena ho potuto", confida Paride, che a Faenza tutti chiamano per nome. L’anno scorso festeggiò qui il suo compleanno, confidando agli amici che gli sarebbe dispiaciuto non poter rimanere in Romagna. Il suo ritorno qui l’aveva probabilmente immaginato diverso.

In via San Martino si avventura anche un giovane in trattativa per acquistare un appartamento, insieme alla fidanzata, nel quartiere di via Lapi: "Al quarto piano – specifica –. Nonostante questo ammetto di aver avuto paura nella nottata fra mercoledì e giovedì. Già una volta, in Borgo, siamo stati portati via in gommone nel cuore della notte. Siamo in molti a domandarci cosa ancora il Marzeno possa causare, in particolare nei sei mesi di autunno e inverno che ci aspettano". Come lui sono molti i faentini che vogliono toccare con mano la situazione del torrente, cercare di decifrare coi propri occhi le falle nel sistema che hanno prodotto tre alluvioni: "Non avevo mai notato i massi di cui è composto l’argine, solitamente sono ricoperti di terra, stavolta grattata via dalla piena".

I volontari, arrivati al magazzino di Paride, cercano di salvare il salvabile, ma non è semplice: qui la furia delle acque è stata impetuosa. Quest’intera porzione di San Martino, così come le primissime campagne di Santa Lucia, si presenta oggi come un fazzoletto di terra solo momentaneamente sottratto a quelle che sono diventate le naturali esigenze dei fiumi. Un territorio che forse le istituzioni sceglieranno di acquisire e trasformare in un’area allagabile, di fatto assecondando una decisione che la natura sembra avere già preso.

Filippo Donati