
Il ministro Poletti col figlio Manuel
Faenza (Ravenna), 13 aprile 2017 - Prima di Natale erano state offese e minacce di morte su facebook a spingere Manuel Poletti, figlio del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, autore della frase infelice sui ‘cervelli in fuga’, a sporgere una prima denuncia in caserma. Poi, quando alla redazione faentina del settimanale SetteSereQui era arrivata una busta con dentro tre proiettili calibro nove, l’asticella del livello di guardia si era alzata sensibilmente, spingendo i carabinieri della compagnia di Faenza ad accelerare le indagini e la prefettura ad innalzare la vigilanza. Il tempo, però, non ha stemperato i toni della polemica. Ma le ultime minacce recapitate all’indirizzo del 42enne giornalista imolese hanno assunto contorni grotteschi. Al figlio del ministro è stata infatti indirizzata l’ennesima lettera minatoria, questa volta contenente anche carta igienica imbrattata di feci.
Una disgustosa corrispondenza il cui mittente è stato ben presto individuato. E al quale è stato notificato un avviso di garanzia, firmato dal pm Daniele Barberini, con l’accusa di minacce. Si tratta di un 71enne ex vigile milanese, a suo modo divenuto celebre per questo tipo di performance. Difeso a Ravenna dall’avvocato Massimo Martini, l’uomo da tempo è finito nel mirino soprattutto della Procura di Milano, per le missive con minacce, insulti... e carta igienica ‘usata’ che da due anni spedisce in modo compulsivo, in una sorta di catena di montaggio, a vip di tutto il mondo. Personaggi a lui invisi in quanto ritenuti privilegiati. Mentre la figlia, nonostante la laurea, sarebbe costretta ad arrancare in stage e lavori mal pagati. Ne ha per tutti, il vigile milanese, dai politici ‘corrotti’ ai calciatori ‘venduti’.
Una lettera maleodorante l’aveva indirizzata persino allo zoo di Copenaghen per avere ucciso una giraffa e averla data in pasto a un leone. Così, nel turbinio delirante della sua protesta, è finito anche Manuel Poletti. Forse colpevole, agli occhi del 71enne, di avere difeso il padre ministro quando disse, in buona sostanza, che alcuni degli italiani andati all’esterno avevano fatto bene a togliersi dai piedi. Seguì poi una seconda bufera mediatica relativa ai contributi pubblici percepiti dal periodico faentino diretto da Poletti junior, attraverso la cooperativa Media Romagna, in realtà legittimi. Dopo le minacce on line (per le quali è indagato un ex sindacalista Fiom, sempre milanese), quelle col piombo e le ultime accompagnate da escrementi. Il limite è stato superato.