Mirabilandia apertura 2021 il primo luglio. "Ci avevano assicurato una data diversa"

Riccardo Marcante, direttore del parco divertimenti, contesta: "Dal Governo una scelta illogica e contraddittoria. Fuori dai nostri cancelli gli stessi esercizi riapriranno in anticipo di mesi, nonostante noi possiamo contare sul 95% di spazi all’aperto"

Alcuni ospiti all’entrata del parco divertimenti (Foto Zani)

Alcuni ospiti all’entrata del parco divertimenti (Foto Zani)

Ravenna, 20 aprile 2021 - Non sono solo giochi . Ha fatto molto discutere la tabella di marcia trasmessa nei giorni scorsi dal Governo circa le prossime riaperture, nelle quali non è prevista alcuna ripartenza imminente per i grandi parchi divertimento, i quali rimarranno al palo, per ora, fino al primo luglio. Amanti dell’adrenalina da High Speed, fanatici dei giri della morte del Katun sono rimasti scontenti, anche se a pagare il prezzo più alto sarà tutta la macchina imprenditoriale e organizzativa che sottende e mette in moto i grandi rollercoaster e non solo, nell’ampia area di Mirabilandia, così come spiega il direttore generale del parco tematico ravennate Riccardo Marcante.

Il precedente Mirabilandia offre spazi per un centro vaccinale

Direttore, come avete accolto la decisione di posticipare il via libera ai grandi parchi divertimento al primo luglio prossimo? "Ovviamente molto male. Non ce lo aspettavamo. Inizialmente avevamo avuto rassicurazioni informali sul fatto che la data sarebbe stata diversa e ora invece ci troviamo davanti a un fatto compiuto che genera non poche incongruenze".

Quali di preciso? "La prima e principale riguarda il fatto che Mirabilandia e come lei altri grandi parchi si trovino ad essere fortemente penalizzati in quanto aggregatori di tante attività. Quelle stesse che fuori dai nostri cancelli potranno invece riprendere a lavorare molto prima. Penso ai cinema, teatri, ristoranti, bar, piscine, spiagge. Non ha senso".

Su quali basi poggia la sua affermazione? "Anzitutto sul fatto che Mirabilandia di per sè sottosta già a linee guida rigidissime e comuni a tutti i parchi divertimento a livello internazionale, dagli ingressi contingentati al 50% della capienza e controlli in ingresso e uscita, fino a protocolli più stringenti per tutte le attività collaterali che operano sulla nostra superficie. Poi anche per le caratteristiche stesse del parco, uno spazio all’aperto al 95%, in cui è facile operare distanziamento e che già l’anno scorso ha potuto vantare zero contagi rilevati fra ospiti e personale".

Volendo fare un confronto con i colleghi di altri Stati inoltre, la situazione appare molto diversa. "È così. Altrove la ripartenza è già avvenuta o comunque è fissata molto prima di noi, ad esempio in Inghilterra. L’anno scorso riaprimmo il 20 giugno, e ciò vuol dire che quest’anno non si ripartirebbe molto più tardi. Ma il punto è la discriminazione illogica che questa volta viene fatta della categoria".

Considerata l’esperienza del 2020, quali danni economici prevedete con il termine del primo luglio? "Non dissimili dall’anno precedente. Nel 2020 il comportamento e la voglia di divertirsi dei nostri clienti è stata tale da permetterci di tamponare e sono fiducioso che andrà così anche quest’anno".

Un mese fa, Mirabilandia aveva inoltre messo a disposizione lo spazio del proprio parcheggio come luogo per le vaccinazioni. Cosa ne è stato di quella proposta? "Siamo riusciti a interfacciarci con l’interlocutore che si occupa di questa organizzazione, ma ci è stato detto che in questo momento l’Ausl stia cercando spazi al chiuso e che se dovessero cambiare idea in futuro la nostra offerta rimane sul tavolo".

E se dovesse accadere in coincidenza con la riapertura sarebbe un problema? "No, abbiamo tenuto conto di questa eventualità e il parcheggio è abbastanza ampio per far fronte sia alla sua funzione canonica che, in parte, anche ad ospitare le vaccinazioni".