Omicidio Ballestri, la frase choc di papà Cagnoni: "Giustizia è fatta"

L’uomo intercettato qualche giorno dopo l’assassinio della nuora

Matteo Cagnoni durante il processo a Ravenna (Foto Zani)

Matteo Cagnoni durante il processo a Ravenna (Foto Zani)

Ravenna, 2 dicembre 2017 - "Diciamo che l’ha fatta grossa". Il cadavere di Giulia Ballestri è stato ritrovato da pochi giorni, Vanna, madre di Matteo Cagnoni, marito della defunta, sta parlando al telefono con un’amica, Adriana. E anche se il figlio è già in carcere, non immagina che gli inquirenti la stiano ascoltando.

E allora parla a ruota libera, offrendo nuovi determinanti spunti all’accusa. "Diciamo che l’ha fatta grossa, ma ha avuto un trauma così grosso lui per la distruzione della famiglia che non c’ha più visto", dice facendo implicito riferimento a quanto successo il 16 settembre 2016 a Ravenna in una villa di famiglia da tempo disabitata: Giulia massacrata a bastonate.

L’amica Adriana la segue nel ragionamento: «Eh... quello sì... penso anche io... Bisognava che... ragionarci». E’ ancora la signora Vanna a farsi avanti: «Non ci si pensava, ecco ad una cosa così. Anche noi non pensavamo mai che succedesse una cosa del genere». Poi le due vanno a parare sulla crisi matrimoniale, e Vanna aggiunge: "No, è stata fatta anche troppo bene la cosa perché dopo quando si è scoperto è stata una bomba". E ancora: "Eh...va là che l’hanno pagata tutti e due, quindi...".

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L'amica è d’accordo: "Sì, l’hanno pagata. Più di tutti i bambini...". La madre accenna al suo stupore: "Chi lo avrebbe mai detto, sembrava che Matteo fosse il dio in terra". L’amica sembra capire: "Lo so, poverino, cosa c’abbia dentro la sua testa, boh". E la madre quasi giustifica il figliolo: "Si vede che a volte gli ormoni fanno brutti scherzi. Delle donne giovani con un marito bravo, un marito buono così, andare a commettere degli errori per rovinare tutto così". Ancora l’amica: "Chi ci pensava, per me Giulia era buona". E allora per la madre è Giulia a passare sotto esame: "Si, si vede che gli è venuto un frullo in testa che non ha saputo resistere".

È solo una delle sei intercettazioni che ieri mattina la Procura ha fatto ascoltare davanti alla Corte d’Assise. Sempre in silenzio l’imputato. Anche quando è stata la voce del padre ad attraversare l’aula. Mattinata del 19 novembre, il dialogo è con l’altro figlio, Stefano. E questi sono i passaggi salienti. Stefano: "Cos’è stato, un eccesso di...". Mario: "Ah, io penso di sì...». Stefano: «Di rabbia?» Mario: "Umh!... naturalmente si dice che... che non è vero, che è stato qualcun altro... poi però che vuoi, sono tutte cose che...verranno valutate".

La sera Mario Cagnoni chiama Giorgio, uno zio. Mario: "Le cose si pacificano sempre, no... non scappando". Giorgio: "No, però bisogna che passi la burrasca adesso... Bisogna tenere alta solo...solo la prua". Giorgio: "Ma sai... questi sono degli episodi di pazzia". Mario: "E’ proprio così!". Il pomeriggio del 22 settembre la madre di Matteo chiama il marito. Mario fa capire che il figlio in carcere sta bene, che è ben seguito. Auspicano una collaborazione tra le due famiglie: "Se c’è un accordo tra noi è molto più facile".

Il 4 ottobre, all’ora di pranzo, Mario chiama Elisabetta, un’amica. Lunga telefonata, toni affettuosi. Elisabetta a un certo punto dice: "Non lo so (ride)... non capisco questo ragazzo". Mario: "Lo sai, anche io faccio molta fatica". Elisabetta: "Cioè è bene che stia tranquillo". Poi riprende: "Cioè strano che sia tranquillo". Mario: "Anche a me sembra strano". Lei gli chiede com’è il carcere. Mario: "L’ambiente non è proprio rallegrante, soprattutto vederlo così ci ha lascito stupiti". Elisabetta: "Così come, felice?". Mario: "No, tranquillo, come sai...io direi l’unica cosa come... giustizia è fatta". Elisabetta: "Che vuol dire?". Mario: "Io lo giustifico solo con un pensiero di questo genere, che lui in questo momento di giustizia è fatta".