Processo Cagnoni, attesa per la sentenza. "Amavo Giulia"

Il dermatologo alla sbarra per l’omicidio pluriaggravato della moglie Giulia Ballestri, rischia l'ergastolo. La sentenza potrebbe essere letta alle 18,30 AGGIORNAMENTO / Ergastolo per il dermatologo

Matteo Cagnoni e l'avvocato Trombini (foto Zani)

Matteo Cagnoni e l'avvocato Trombini (foto Zani)

Ravenna, 22 giugno 2018 - Nessuna replica della Procura agli ultimi affondi delle difese. E così quando mancavano pochi minuti alle 13, la Corte d’Assise si è ritirata in camera di consiglio. Il presidente Corrado Schiaretti ha consegnato ai presenti l’orario in cui potrebbe essere letta la sentenza: 18.30 (anche se inizialmente si era parlato delle 17,30).

AGGIORNAMENTO / Ergastolo per il dermatologo

E’ a quel punto che Matteo Cagnoni conoscerà il suo destino. Il dermatologo 53enne, alla sbarra per l’omicidio pluriaggravato della moglie, la 39enne Giulia Ballestri ammazzata a bastonate la mattina del 16 settembre 2016 nella villa di famiglia da tempo disabitata di via Genocchi, come da suo diritto, è stato l’ultimo a prendere la parola.

Un intervento durato poco più di otto minuti nel quale per la prima volta l’uomo si è interamente concentrato sulla defunta consorte contestando quella che qualcuno ha inquadrato essere la logica del loro rapporto: “Taci e sii bella”. “E’ una cosa che non mi appartiene”, ha detto spiegando di avere conosciuto Giulia come sua paziente in quanto affetta da una grave forma di acne: e in quel momento lui non aveva visto la sua bellezza esteriore – ha detto -, intuendone però quella interiore. Poi avevano cominciato a frequentarsi vivendo assieme quello che ha descritto come “lungo periodo felice”. A riprova, ha citato una lettera della moglie per il San Valentino 2012 in cui lei le scriveva “ti amo sempre di più”. Di Giulia, ha ritagliato un ritratto oltre che di donna della sua vita, anche di amica e di confidente, ruolo quest’ultimo a suo dire rimasto intatto anche durante la crisi. L’imputato ha chiuso il suo intervento ribadendo la sua innocenza e ringraziando il suo avvocato Giovanni Trombini.

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Ed è stato proprio quest’ultimo in prima mattinata ad aprire l’udienza per terminare la sua arringa, protrattasi la scorsa volta per circa sette ore. Il legale in particolare si è concentrato sul contenuto gastrico della defunta per ricollocare l’orario della morte oltre quello fissato dall’accusa, e cioè in un momento in cui Cagnoni aveva già lasciato la villa del delitto. Secondo il legale, è possibile che Giulia quella mattina fosse uscita e avesse nuovamente preso un caffè, per poi rientrare per recuperare il suo cellulare forse dimenticato nella villa che si trova “nei pressi dei giardini pubblici e nella vicinanza della stazione”, zone queste “frequentate da extracomunitari, da gente che bivacca, che cerca”. Ecco che allora due malintenzionati potrebbero avere seguito la donna: o passando dalla porta del terrazzino al primo piano rimasta aperta o dal portone principale lasciato aperto da Giulia per la fretta. Per l’avvocato, nel loro insieme, “i dati scientifici smentiscono definitivamente l’ipotesi accusatoria”. Per questo ha chiesto l’assoluzione per Cagnoni “per non avere commesso il fatto”.

Della cosiddetta richiesta subordinata, si è occupato invece il co-difensore Francesco Dalaiti, nonostante la sua giovane età apparso nient’affatto intimorito dal trovarsi davanti a una Corte d’Assise. Anzi, a lui è toccato il non semplice compito di cimentarsi con l’aspetto in punta di diritto che, almeno in caso di eventuale condanna, farà la differenza tra 30 anni (il massimo previsto per l’omicidio del coniuge) e l’ergastolo. Ovvero le contestate aggravanti: la premeditazione e la crudeltà.

Sulla prima, il legale ha messo in fila quelle che ha descritto come palesi incongruenze di chi abbia premeditato un delitto: vedi lasciare l’arma del crimine (il bastone) sul posto e invece portarsi via dei cuscini; ripulire ma lasciare tracce sul pavimento. Sulla crudeltà, citando tra le altre cose le sentenze della Suprema Corte sui casi Parolisi e Stasi, ha ricordato come una “parossistica impulsività” non configuri un “dolo di crudeltà”. E nel caso dell’omicidio della 39enne, da parte di chi sferrò gli ultimi colpi quando la donna si rianimò, “non c’è crudeltà” ma semmai “panico e sorpresa”.

Di tutt’altro avviso il pm Cristina D’Aniello che per Cagnoni ha chiesto l’ergastolo e l’isolamento diurno per un anno. Tra poche ore conosceremo il verdetto.