Crisi Cmc Ravenna, richiesta di concordato. "Risaniamo per evitare il fallimento"

Gli scenari dopo la richiesta avvallata dal Cda. Il team di Alfredo Fioretti al lavoro

Un cantiere della Cmc nel 2006 nel sottopasso della statale Adriatica (Foto Zani)

Un cantiere della Cmc nel 2006 nel sottopasso della statale Adriatica (Foto Zani)

Ravenna, 3 dicembre 2018 - Domattima Cmc presenterà al tribunale di Ravenna richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo con ‘riserva’. Lo ha deciso ieri il consiglio di amministrazione. Cmc ritiene – si legge in una nota della cooperativa di costruzioni – che «nell’attuale frangente di tensione finanziaria di cassa l’accesso al concordato con riserva rappresenti il percorso più efficace per porre in sicurezza il patrimonio della società e tutelare, in tal modo, tutti i portatori di interessi». Con il concordato con riserva la società può conservare la gestione della propria impresa, bloccando le azioni dei creditori con cui poter trovare successivamente anche un accordo senza rischiare di subire la dichiarazione di fallimento.

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Cmc «rende noto che il piano concordatario, volto a conseguire il risanamento dell'esposizione debitoria delle società e il riequilibrio della propria situazione finanziaria attraverso il presumibile ricorso al concordato con continuità aziendale, è in fase di avvio di elaborazione e necessita di ulteriore tempo per essere finalizzato e formalizzato».

Lo scenario che si delinea ora per l’azienda di via Trieste, che conta circa 7mila dipendenti di cui 340 soci della cooperativa, è quella del management guidato da Alfredo Fioretti impegnato sulle commesse in portafoglio (in giugno pari a 4,6 miliardi, record storico) e il team di consulenti al lavoro sulla ristrutturazione del debito e la riorganizzazione dell’assetto finanziario. La squadra di salvataggio è composta da Mediobanca, Studio Trombone, Studio legale Zoppini e dall’avvocato Fabrizio Corsini. Oltre all’azione che può svolgere in questi momenti Legacoop.

La crisi è ufficialmente esplosa a metà ottobre quando la cooperativa di costruzioni ha comunicato il protrarsi del ritardo nell’incasso di sei pagamenti, per un controvalore di 108,3 milioni. A questo punto è entrata in azione la speculazione finanziaria che ha ‘aggredito’ due bond per un valore complessivo di 575 milioni di euro quotati in Lussemburgo. I titoli di debito hanno progressivamente perso valore creando una forte tensione finanziaria sui conti della Cmc. Prima conseguenza, lo slittamento per due volte del pagamento degli stipendi di ottobre, saldati venerdì scorso.

A questo punto Cmc allunga la lista dei grandi costruttori in crisi. Astaldi (1.1510 dipendenti, seconda società di costruzioni in Italia) è in concordato in bianco; Condotte, 3mila dipendenti, è in amministrazione straordinaria; Mantovani ha chiesto il concordato in continuità aziendale; Trevi prosegue l’operazione di rafforzamento patrimoniale e ristrutturazione del debito.

Nessuna novità invece per quanto riguarda i due dipendenti della Cmc, il cesenate Andrea Urciuoli e il portoghese Ricardo Pinela, bloccati da circa una settimana in Kuwait in seguito ai problemi insorti con la rescissione di un contratto da parte dell’azienda ravennate.