
Il boss Nicolino Grande Aracri, al 41 bis per altri fatti, su Pieve si dichiara innocente. Nicolino Sarcone è già stato condannato a 30 anni con l’abbreviato per entrambi i delitti. .
"Ergastolo per tutti e quattro gli imputati". È la richiesta avanzata ieri al termine della requisitoria nel nuovo processo di secondo grado incentrato sugli omicidi del 1992, per i quali si contesta il metodo mafioso: l’uccisione del 33enne Nicola Vasapollo a Pieve (morto il 21 settembre 1992) e del 35enne Giuseppe Ruggiero a Brescello (22 ottobre 1992), su cui furono riaperte le indagini contestando una matrice di ‘ndrangheta. Davanti alla Corte d’Assise d’Appello, lunedì e nel pomeriggio di ieri si sono susseguite le discussioni del sostituto procuratore generale Silvia Marzocchi e del pubblico ministero della Dda Beatrice Ronchi.
A Bologna, davanti al presidente della Corte Anna Mori e al giudice a latere Anna Passerone, ieri il pg Marzocchi ha domandato la pena massima per il boss 66enne Nicolino Grande Aracri, che si trova al 41 bis nel carcere di Novara; per il 59enne Antonio Lerose di Carpi (a piede libero); per il 59enne Angelo Greco, detenuto per altra causa a Cagliari; per il 67enne Antonio Ciampà di Cutro (a piede libero). Per la pubblica accusa, le due morti si inquadrano nella faida tra le cosche rivali Vasapollo-Ruggiero e Dragone-Grande Aracri-Ciampà. Entrambi gli uomini, che erano ai domiciliari, furono uccisi a colpi di pistola nelle loro case. Ruggiero venne freddato da un commando che indossava divise dei carabinieri e che raggiunse Brescello con un’auto riadattata per sembrare una pattuglia dell’Arma. Nicolino Sarcone è già stato condannato in via definitiva per entrambi gli omicidi a 30 anni col rito abbreviato: fu colui che portò le divise dei carabinieri in un viaggio dalla Calabria all’Emilia e che sparò insieme all’altro killer a Vasapollo. Anche Antonio Valerio, collaboratore di giustizia che si autoaccusò, prese 8 anni. Nel 1997 furono condannati all’ergastolo anche Raffaele Dragone, Domenico Lucente e Antonio Macrì.
I processi. A dare impulso alla riapertura del fascicolo furono le dichiarazioni di due pentiti in particolare: Angelo Salvatore Cortese e Antonio Valerio. Nell’ottobre 2020 il tribunale di Reggio assolse tutti, a parte l’ergastolo dato a Grande Aracri per il solo omicidio di Ruggiero. Nelle motivazioni, fu ritenuta "macroscopica" la divergenza tra i collaboratori di giustizia sulla presenza o meno di un altro presunto killer, Aldo Carvelli, persona non imputata: per Cortese, Lerose sostituì Carvelli che non arrivò a Reggio; secondo Valerio, Carvelli c’era e partecipò all’azione omicidiaria. Secondo il pm era più credibile la narrazione di Valerio, che non avrebbe scalfito comunque il ruolo di Lerose e Greco. Poi la Dda, oltre alla difesa di Grande Aracri, impugnò il verdetto e fu celebrato il primo processo in Appello, che si concluse con un ribaltamento: i quattro imputati furono condannati all’ergastolo, come di nuovo richiesto dall’allora procuratore generale Lucia Musti e dal pm Ronchi, che vide accolte le proprie ragioni. A seguito dei ricorsi delle difese, la Cassazione annullò nel dicembre 2022 le condanne per Greco e Lerose relative all’omicidio di Brescello, quelle di Ciampà per Brescello e Pieve, mentre per Grande Aracri confermò l’ergastolo per l’uccisione di Ruggiero ma non la condanna per Vasapollo. La Corte suprema dispose un nuovo processo di secondo grado - quello attualmente in corso - per chi ebbe la condanna annullata, sostenendo che andavano risentiti i collaboratori di giustizia. A oggi è diventata definitiva la condanna del boss Grande Aracri per Brescello. Il processo d’Appello bis si è aperto nel gennaio di quest’anno.
Ora Grande Aracri si difende dall’accusa di essere coinvolto anche nell’assassinio di Pieve: è assistito dagli avvocati Filippo Giunchedi e Gianluca Fabbri. Ciampà è tutelato dall’avvocato Luigi Colacino: è ritenuto mandante dei due omicidi. Lerose è assistito dall’avvocato Milena Micele, Greco dagli avvocati Antonio Comberiati e Salvatore Staiano: devono rispondere solo della morte di Ruggiero. Sono stati risentiti alcuni pentiti come Vittorio Foschini, che ha parlato di Carvelli sullo scenario di Brescello. Il Comune di Brescello si è costituito parte civile, così come l’associazione Libera: ieri hanno esposto le loro richieste. In aprile, a parte Ciampà tutti hanno fatto dichiarazioni spontanee. Grande Aracri aveva spiegato perché, a suo dire, sono contraddittori i racconti dei collaboratori di giustizia Cortese e Valerio. Greco si è proclamato innocente e sul delitto di Brescello ha sostenuto che non sono credibili Valerio e Cortese, soffermandosi in particolare sul secondo. Lerose si era rivolto ai giudici con toni accorati: "Da tanti anni lavoro sodo di notte, da un fornaio, e faccio mille sacrifici. Sono a posto con la mia coscienza, ho fatto errori e li ho pagati, ma non ho mai ucciso nessuno".