FRANCESCA CHILLONI
Cronaca

Morta davanti all’ospedale, la procura ordina l’autopsia. E il sindacato dei medici attacca

La donna ha perso la vita davanti al nosocomio Franchini, chiuso a quell’ora. Si cerca di capire la causa del decesso

Kulwinder Kaur, 40enne d’origine indiana deceduta a Montecchio lunedì in tarda serata, assieme al marito Hardeep Singh, 42enne, dipendente dell’agriturismo gattaticese Fattoria Marchesini

Kulwinder Kaur, 40enne d’origine indiana deceduta a Montecchio lunedì in tarda serata, assieme al marito Hardeep Singh, 42enne, dipendente dell’agriturismo gattaticese Fattoria Marchesini

Reggio Emilia, 14 marzo 2024 – Sarà l’autopsia a far luce sulle cause del decesso di Kulwinder Kaur, la donna di 40 anni, madre di due bambine ed incinta del terzo figlio, spirata tra le braccia del marito Hardeep Singh la notte tra lunedì e martedì davanti dal Pronto soccorso di Montecchio chiuso. Si dovrà inoltre capire se la tragedia si sarebbe potuta evitare con un tempestivo soccorso da parte dei mezzi attivati dalla chiamata dei familiari al 118 attorno alla mezzanotte, quando la donna è collassata nella sua abitazione di Praticello di Gattatico.

I carabinieri nelle ore successive hanno raccolto i racconti dei parenti, dei sanitari e di altri testimoni: un fascicolo in mano alla Procura, che valuterà anche eventuali altri approfondimenti investigativi sulle modalità in cui il servizio di emergenza-urgenza si è mosso in quella fatidica ora e mezzo.

Lo Snami (sindacato autonomo medici) parla di tagli al sistema sanitario locale (mezzi medicalizzati, pronto soccorso a singhiozzo, riconversioni di Punti di primo intervento in Cau) che nell’ultimo anno "hanno innescato un sistema di soccorso a roulette russa basato sulla logica del ‘tanto capita poco’ in cui al cittadino reggiano il medico forse, eventualmente, se libero, arriverà".

Molto duri i commenti politici, che rispecchiano anche il senso di sgomento dei cittadini. Paola Soragni (ex M5s) afferma: "I Ps sono stati chiusi o ridimensionati (Scandiano, Montecchio e Correggio), i reparti nascite chiusi (Castelnovo Monti). Se mancano i medici per fornire un adeguato servizio ai cittadini non è per causa del fato cinico, ma per scelte politiche, fatte dalla politica, da trent’anni a questa parte. E non si dica che mancano soldi e risorse". Forza Italia, per voce del montecchiese Marco Rondani, dice che "sicuramente la riapertura H24 del pronto soccorso di Montecchio è un obiettivo da raggiungere… auspichiamo, per l’ennesima volta, che possa tornare l’auto medica". Gli fa eco Antonio Margini di Fd’I, che un anno fa raccolse firme per mantenere la medica al Franchini.

Agghiaccianti i dati forniti dallo Snami: "Nel 2023 sono stati 1.086 i pazienti in comprovate condizioni critiche che hanno raggiunto i Pronto soccorso della provincia reggiana senza assistenza medica (circa 3 pazienti/giorno) e 1.469 sono state le attivazioni in codice Rosso da parte della centrale operativa senza possibile attivazione contestuale del mezzo avanzato medicalizzato".

Come già profeticamente lo scorso anno avevano scritto i sindacati Nursind e Fials il taglio nel dicembre 2023 dell’automedica di Montecchio ha peggiorato la situazione in Val d’Enza. Basato sulla logica dei bassi volumi di attività, è stato inderogabile - scrivono i sindacalisti - così come il perpetuare la chiusura del Ps del Franchini nelle ore notturne; la popolazione della Val d’Enza (62mila abitanti su 240 Kmq), in caso di effettivo pericolo di vita, deve attendere l’arrivo dell’automedica 118 con sede a Traversetolo (con competenza a scavalco tra le due provincie) o quella in partenza dal centro città di Reggio". E allora risulta comprensibile, come è capitato alla povera famiglia di immigrati presi dal panico, di "recarsi al Ps senza valutare, senza ricordare o forse senza sapere che il servizio non è attivo. La necessaria ridondanza dei mezzi di soccorso medicalizzati, prevista dal DM 70, è venuta a meno, rendendo il sistema di soccorso reggiano troppo rigido. La responsabilità è unicamente di chi ha dato le linee di organizzazione del sistema, assolutamente non condivise dai Medici dell’Emergenza. È sempre più evidente la distanza tra gli operatori sul campo e il management che pare vivere su un altro pianeta".