
Malato di tumore e rispedito a casa prima dell'operazione a causa dello sciopero dei medici
Reggio Emilia, 22 novembre 2024 – Una brutta malattia in progressione e la necessità di intervenire chirurgicamente. Ma tutto si ferma a causa di uno sciopero nazionale del personale sanitario. E l’unica cosa che si sa è che l’operazione “verrà riprogrammata”. Così, mercoledì, mentre nelle piazze medici e infermieri protestavano contro una manovra “senza risorse sufficienti per salvare il Servizio sanitario nazionale e i suoi professionisti”, Olinto Caliceti, settantottenne di Casalgrande, ne subiva il disagio.
“Martedì mattina sono stato ricoverato in ospedale per svolgere gli esami preoperatori”, racconta. L’intervento era stato calendarizzato per il mercoledì 20 all’interno del dipartimento Internistico Week Hospice Mici, in viale Risorgimento a Reggio. “Alle 8,30 indossavo già il camice per andare in sala operatoria – spiega Caliceti –. Finalmente stavo per rimuovere questo male”.
Il settantottenne, affetto anche da cirrosi epatica, doveva eseguire il trattamento di termoablazione di due cisti tumorali maligne, cioè la distruzione attraverso il calore delle cellule tumorali. “Ma ad un certo punto è entrata la dottoressa nella mia camera per avvisarmi che l’intervento non si sarebbe più eseguito a causa dello sciopero nazionale del personale”.
Caliceti mostra la lettera di dimissioni ricevuta dall’ospedale, nel quale si legge chiaramente che “a causa dell’indisponibilità del personale sanitario per sciopero non è stato possibile eseguire il trattamento di termoablazione previsto, che verrà riprogrammato”. E per questo si dimette a domicilio “in buone condizioni generali”.
“Nell’immediato sono rimasto sconcertato, poi ho chiesto al medico come mai nessuno mi avesse avvisato prima, non ho ricevuto risposta ma si è percepito il suo imbarazzo – spiega –. Ho passato l’intera notte insonne, a girarmi e rigirarmi nel letto, perché avevo paura per questo intervento che per me è molto importante”.
L’uomo attendeva l’operazione chirurgica da 15 giorni. “Sono andato a fare una visita medica il 7 novembre, dove hanno riscontrato la progressione della malattia e l’ingrandimento di due cisti ovalari di 10 e 27 cm”.
Il tumore al fegato gli era stato diagnosticato due anni e mezzo prima: “Durante una visita medica privata a Carpi, nel modenese, lì ho scoperto il carcinoma. Poi è iniziato l’iter di interventi e chemio”.
Al paziente Olinto Caliceti in quella data era stata comunicata la necessità di intervenire quanto più rapidamente: “Mi chiedo che cosa sia cambiato – dice –. Sono stato rispedito a casa senza ricevere una data, senza sapere più nulla. Ora la mia situazione non è più ritenuta grave?”
Il 78enne che capisce e comprende lo sciopero degli operatori sanitari, chiede però all’Ausl “come mai non abbiano riprogrammato l’intervento al giorno successivo o al primo libero”. Caliceti è dispiaciuto: “Non penso di essere stato trattato bene; sono una persona sola e non del tutto autonoma, in ospedale mi accompagnano i servizi sociali e per questo dico che almeno potevo essere avvisato per tempo”.
A intervenire sulla questione è Roberto Vassallo, presidente di Planet Aut a Casalgrande e dell’associazione Aut Aut di Reggio Emilia: “Dopo essere stato dimesso dall’ospedale, Olinto è venuto da me per un parere. Era fortemente angosciato, mi è dispiaciuto vederlo così. Bisognerebbe avere un po’ di rispetto per i pazienti, specialmente quando sono più fragili. Non si può mandare avanti e indietro una persona anziana. Ha passato ore in attesa, non penso sia giusto”.
L’Ausl, raggiunta telefonicamente, conferma che l’intervento è saltato a causa di alcuni professionisti in sciopero mercoledì. Comprendendo la preoccupazione del paziente per l’eventuale peggioramento della malattia, ha confermato quanto scritto nella lettera di dimissioni emessa, e cioè che Olinto Caliceti verrà ricontattato quanto prima per riprogrammare la procedura interventistica, chiarendo che “non saranno quindici giorni di attesa a cambiare il suo quadro clinico”.