"Questo fu un omicidio. Non un femminicidio"

"Questo fu un omicidio. Non un femminicidio"

"Questo fu un omicidio. Non un femminicidio"

"Femminicidio è un termine che non mi piace per l’evento. Questo processo è stato caricato di importanza, che c’è tutta, ma perché è un omicidio".

È quanto ha detto l’avvocato Simone Servillo (foto) giovedì all’inizio della sua arringa difensiva per Nazia Shaheen, madre di Saman Abbas, la 18enne pakistana trovata sepolta a Novellara. Il legale ha anche riferito i dati sulle donne uccise nel 2020, in tutto 116, di cui il 40% al di fuori della coppia: "Vi è un caso Saman ogni otto giorni".

In un’altra udienza l’avvocato Luigi Scarcella, difensore del cugino Nomanulhaq Nomanulhaq, aveva sostenuto che la matrice di questo delitto non è patriarcale, tesi opposta a quella delle associazioni per tutelare le donne costituite parti civili. Secondo Scarcella non c’è una matrice patriarcale perché, in base agli atti giudiziari, l’unica figura che non mostra cenni di cedimento è Nazia, la madre di Saman, e risulta lei la vera capofamiglia.

Su Nazia, per la quale la Procura ha chiesto l’ergastolo insieme al marito Shabbar Abbas, e indicata dalla difesa dello zio Danish Hasnain come possibile esecutrice materiale del delitto, Servillo ha ribattuto: "Non ho capito perché la sua posizione sia considerata la peggiore: è invece estremamente dignitosa". Ha sostenuto che "non si può più sostenere che Saman temesse i genitori": questo per il suo ritorno a casa sia dopo il viaggio in Belgio per raggiungere un ragazzo afghano conosciuto sui social ("Lei partì prendendo soldi ai genitori") e sia dopo la permanenza in comunità ("Se avesse avuto timore, si sarebbe asseragliata").

Ha anche detto che la coppia "non fuggì" da Novellara: "Il 19 aprile ’21, il giorno prima che Saman tornasse a casa a sorpresa, Abbas chiamò un’assistente sociale: lui le disse che Nazia voleva andare in Pakistan e salutare la figlia". Oltre a riferire alla Corte d’Assise la versione dei fatti che Shabbar Abbas ha detto ai difensori su quanto accadde quella notte, Servillo si è soffermato anche su una chat da lui definita di "grande importanza", cioè quella tra Hasnain e la moglie, datata 1° maggio 2021, quando i genitori erano già partiti con l’aereo. Nel dialogo, la donna chiede a Danish: "Tu dirai che lei è andata in Pakistan?", secondo Servillo riferendosi a Saman; Hasnain risponde di sì. E la moglie: "Fratello cosa dirà al padre?". Per Servillo, si tratta del fratello di Saman, Alì Haider, e di che cosa avrebbe detto al proprio genitore Shabbar. "Infatti il padre di Shabbar - puntualizza Servillo - è morto 15 anni fa". E Hasnain risponde: "Non lo so. Diceva di raccontare ai propri familiari".

Parole che dimostrano, secondo Servillo, l’innocenza dei genitori: "Il primo maggio 2021 Shabbar non sapeva che Saman fosse morta". Anche il messaggio di Shamza Batool, la zia inglese, alla stessa data, mandato ad Haider, in cui gli dà una serie di raccomandazioni criptiche, "corrobora che i parenti fossero al corrente, mentre i genitori seppero per ultimi. E quando seppero, cercarono di salvare ciò che rimaneva della famiglia, cercando di fare tornare a casa il figlio rimasto".

Alessandra Codeluppi