
Gli addetti al salvataggio hanno marciato ieri tra gli stabilimenti balneari e il porto. Cambio della guardia sulle torrette per garantire il servizio minimo dopo la precettazione .
I fischietti della protesta più forti della musica dei chiringuito. La quiete di una tranquilla giornata sotto l‘ombrellone infranta dal corteo di protesta dei marinai di salvataggio con chi gridava ‘sveglia’ tra gli ombrelloni. Doveva essere uno sciopero con le torrette vuote. Così non è stato per il provvedimento comunicato dalla Prefettura che ha costretto i marinai di salvataggio a starsene in torretta per garantire il servizio minimo, ovvero uno ogni 150 metri. Ma non per questo i marinai hanno rinunciato a far sentire la propria voce. Sostenuti dalla Filcams-Cgil, si sono radunati all’altezza del bagno 37 di Rimini, sul Parco del mare, per poi puntare verso la spiaggia. In alto le bandiere rosse del sindacato, molto più vistose di quelle issate ai pennoni per sconsigliare il tuffo in mare ai bagnanti. Al grido di ‘più sicurezza più diritti’ urlato al megafono, il corteo ha percorso oltre 40 stabilimenti balneari fino ad arrivare a piazzale Boscovich, al porto. Si sono fattti strada tra i bagnanti incuriositi dallo spettacolo.
In Romagna non ci si annoia mai, e anche quando si sciopera, la protesta non è banale. Non lo è stata ieri a partire dalle 11 del mattino, quando tutti i marinai hanno lasciato le proprie torrette, sono saliti sui mosconi e hanno remato in mare fino a formare un linea davanti alla costa. A quel punto hanno iniziato a fischiare. "Lo abbiamo fatto per far capire ai bagnanti che quello che stavamo facendo era uno sciopero comunque, anche se costretti a stare in torretta, precettati, per garantire il servizio minimo". I primi turisti hanno iniziato a informarsi. E non sono stati gli unici. Mentre il corteo passava sulla battigia tra slogan al megafono e fischietti assordanti, qualcuno si informava, altri applaudivano stesi sul lettino mentre chi sonnecchiava davanti a uno spritz al chiringuito guardava distrattamente. La protesta nasce dalla pausa pranzo quando i salvataggi devono fare i turni per garantire il servizio. Questo li obbliga a coprire uno specchio di mare largo 300 metri. Troppi, secondo gli uomini e le donne vestiti di rosso, per garantire la sicurezza ai bagnanti. "Sono trecento metri di mare che dobbiamo coprire con un pesante moscone, vogliamo parlarne?", lamentano mentre il corteo avanza.
Erano circa un centinaio ieri a sfilare, e si sono dati il cambio, smontando e tornando in torretta per garantire il servizio minimo, come sancito dagli atti della prefettura. Un provvedimento che il sindacato vuole impugnare, mentre i salvataggi lo vedono come la cartina tornasole del problema. "Ci obbligano, in caso di sciopero, a prestare servizio ogni 150 metri. Questo è il servizio minimo - dicono in coro -, ma in pausa pranzo dobbiamo vigilare su 300 metri di mare. Perché?". Intanto si mette in scena una protesta colorata, l’inatteso spettacolo in una spiaggia d’agosto insolitamente silenziosa.
Andrea Oliva