
I rilievi in via Rastelli, dove Cristina Peroni viveva assieme a Simone Benedetto Vultaggio
Rimini, 26 novembre 2024 – Nessun passo indietro. Nessuno sconto e nessun ripensamento. La Corte d'Appello di Bologna ha deciso di non cambiare di una virgola quanto già deciso in primo grado dalla Corte d'Assise di Rimini nei confronti di Simone Benedetto Vultaggio. È e sarà ergastolo per l'operaio di 49 anni che il 25 giugno 2022 massacrò e uccise la compagna Cristina Peroni, 33 anni, con la cieca furia di 51 coltellate.
Vultaggio, difeso dall'avvocato Massimiliano Orrù, aveva infatti impugnato la sentenza della Corte d'Assise del 4 dicembre scorso. In appello, con l'udienza che si è svolta lunedì proprio nel giorno contro la violenza sulle donne, i giudici bolognesi però hanno confermato in blocco quanto già deciso in primo grado, non riconoscendo le attenuanti generiche all'imputato e confermando invece le quattro aggravanti contestate a Vultaggio dal pm Luca Bertuzzi: futili motivi, crudeltà, omicidio commesso in occasione dei maltrattamenti e omicidio ai danni della convivente. L'avvocato Orrù ha già annunciato il ricorso in Cassazione, per un terzo grado di giudizio e "una ulteriore valutazione delle questioni di diritto, che ci auguriamo trovino maggiore spazio".
Il femminicidio
Il barbaro femminicidio per cui Vultaggio è stato condannato all'ergastolo venne compiuto dall'operaio il 25 giugno 2022 nell'appartamento di via Rastelli dove viveva insieme alla vittima e compagna Cristina Peroni. In quell'occasione, la donna venne colpita da 51 coltellate e 14 colpi di martelli, il tutto alla presenza del figlioletto della coppia, che all'epoca aveva solo cinque mesi.
Nel corso del procedimento, Vultaggio era stato riconosciuto capace di intendere e volere dal consulente della procura, lo psichiatra Federico Boaron, secondo cui il 49enne era lucido e in possesso delle sue facoltà mentali nel momento in cui assassinò Cristina.
Una tesi questa che venne contestata dal perito di parte dell'imputato, che sostenne come Vultaggio all'epoca dei fatti fosse stato affetto da un disturbo di personalità. Dalle indagini compiute dalla squadra mobile di Rimini coordinata dal pm Bertuzzi, emerse poi come Vultaggio avesse maltrattato Cristina Peroni più volte nel corso della relazione, anche quando la donna era incinta.
Tanto che la vittima era tornata nel paese d'origine, vicino Roma, insieme al figlio prima di farsi convincere dal compagno a tornare a Rimini fino a quando la situazione era di nuovo degenerata. Stando alle ricostruzioni dell'inchiesta la donna era infatti pronta a lasciare definitivamente Vultaggio e, quella maledetta mattina del 25 giugno 2022, a seguito dell'ennesima lite scoppiata perché Cristina non voleva far tenere all'imputato in braccio il figlio, l'operaio sbottò e in preda alla furia massacrò brutalmente la donna fino ad ucciderla.